Sono stato a Gioiosa Jonica qualche mese fa e ho scoperto un’esperienza straordinaria che demolisce tutti i luoghi comuni sull’accoglienza, che da problema irrisolvibile può diventare un’occasione straordinaria per creare comunità, dare lavoro, creare competenze, dare senso nuovo a centri urbani spesso dimenticati (e sicuramente dimenticati dalla politica).

Ora il comitato di Possibile della Locride mi segnala quanto segue: credo che ce ne dobbiamo occupare, ce ne dobbiamo occupare tutti.

Gioiosa Jonica è una piccola cittadina calabrese di 7 mila anime, nel cuore della Locride.

Ad amministrarla, da due anni e mezzo, è una giunta di 30-40enni che nasce da una lista civica con una forte caratterizzazione di sinistra, in un consiglio comunale che vede il Pd all’opposizione.

La giunta del Sindaco Salvatore Fuda, nella sua azione politico-amministrativa, ha ridotto le indennità di funzione del 30%, ha re-internalizzato il servizio di raccolta dei rifiuti urbani anche grazie alla stabilizzazione di alcuni precari del bacino LSU/LPU, ha predisposto la dotazione logistica e strumentale per far partire già nel 2016 una moderna raccolta differenziata “porta a porta”, ha avviato un Progetto SPRAR di accoglienza diffusa per 75 migranti richiedenti protezione internazionale, ha partecipato attivamente alla nascita di un’unione di comuni che mette insieme 6 municipi, ha avviato l’assegnazione con selezione pubblica di beni confiscati alla mafia, ecc.

Qualcuno ha deciso che questa azione riformatrice deve essere fermata, anche con la violenza.

Prima, il rogo di un cassonetto della spazzatura collocato davanti casa del Sindaco. A inizio Dicembre, poi, i colpi di pistola esplosi contro le autovetture del primo cittadino e della sua compagna.

Nel tardo pomeriggio del 31 Dicembre, due camion del servizio RSU dati alle fiamme presso il centro di raccolta allestito dal Comune in vista della nuova differenziata.

Da parte di Sindaco e giunta, nessun vittimismo, nessun sensazionalismo, nessuna retorica antimafia. Solo la determinazione ad andare avanti, a svolgere il proprio normale percorso amministrativo, in un quadro di piena legalità repubblicana. E la richiesta – sobria ma perentoria – di uno Stato che faccia fino in fondo la sua parte.

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