Il contenuto appare quasi secondario. A essere in palio è l’idea del cambiamento in sé. Il presidente del Consiglio si presenta come spartiacque tra passato e futuro, tra «vecchio» e «nuovo»: una parola d’ordine sulla quale ritiene di poter scommettere, e con qualche ragione.
Anche perché gli avversari stanno affrontando l’appuntamento con un atteggiamento speculare. Non entrano nel merito delle riforme. Si limitano a evocare il «no» per «mandare a casa Renzi».
Così oggi Massimo Franco sul Corriere.
Non è un rischio che finisca così: è una certezza. Determinata dalla scelta lontana dalla Costituzione di trasformare il referendum in un voto sul governo (che non c’è mai stato e non è un piccolo particolare) voluta dal premier, che su questa vicenda ha dato fin dall’inizio il peggio di sé.
Il dibattito politico in Italia è ormai ridotto a uno scontro tra tifoserie e molti hanno sempre alzato lo sguardo quando per un anno, anche in questa sede, si provava a riportare la discussione al merito e alle conseguenze di questa assurda riforma.
Molti strateghi (parecchio ignoranti, soprattutto se colleghi) mi dicevano: «Pippo, è un tema che non scalda, non interessa ai cittadini». Peccato che ora riguardi i cittadini e lo scontro sia già al calor bianco. Forse questa confusione è voluta. Forse conviene a tutti alzare il volume per distrarre l’attenzione.
Ecco, lo vorrei dire fin da ora: per me, per Possibile, per chi vorrà collaborare con noi, non sarà così. Proprio per rispetto delle istituzioni. Ci sono modi e modi per dire «no» e noi lo diremo con fermezza e decisione, come abbiamo sempre cercato di fare, trovando ben poche sponde nella maggioranza. Anzi, non trovandone quasi nessuna, tanto che oggi appaiono penose le prese di posizione di chi dice, dall’interno del Pd, che la legge elettorale è sbagliata, che la riforma è molto discutibile, che il plebiscito non s’ha da fare e che il partito della nazione non deve essere la prospettiva, benché il piano di Renzi sia ESATTAMENTE questo. Di fronte a tutte queste preoccupazioni come hanno votato e voteranno? Sì e ancora sì.
A me piacerebbe che facessimo politica in modo diverso. Che si potesseroo riconoscere ancora destra e sinistra, coerenza e incoerenza e che tutto questo si valutasse nel merito, non nei politicismi, nei giri di valzer, nei posizionamenti correntizi.
La mia, la nostra campagna sarà così. Gli altri faranno diversamente? Non fa niente. Per noi la partita riguarda la Repubblica. E in questo senso va interpretata. Spiegando perché la riforma è sbagliata e pericolosa e facendo una proposta alternativa, esattamente come abbiamo fatto ancora prima che il governo depositasse la sua, di proposta. Nell’epoca ante Renzi natum: quando ancora si sperava di poter fare le cose bene. Non così. Meglio di così.
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