Leggete qui. Della Seta e Ferrante spiegano che non solo non si afferma la democrazia energetica che noi auspichiamo, ma si torna indietro. A gambe levate.
Notizia clamorosa e negativa è arrivata oggi da Terna: in Italia nel 2015 si è ridotto rispetto all’anno precedente il contributo da fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica, passando da più del 43% raggiunto nel 2014 al 39,8% del 2015.
Vero è che il motivo principale della riduzione – anche in percentuale sul totale – è il combinato disposto della (seppur lieve: 1,5%) ripresa dei consumi e del brusco calo della produzione idroelettrica dovuta a fenomeni meteorologici, ma il fatto è che mentre in tutto il mondo gli investimenti nelle energie rinnovabili sono aumentati, arrivando alla cifra record di 329 miliardi di dollari lo scorso anno, il nostro Paese volge lo sguardo da un’altra parte. Per fare due esempi europei, la Danimarca ha raggiunto il 42% dei consumi elettrici da eolico e la Germania ha aumentato, nel 2015, di cinque punti percentuali la quota di rinnovabili sui consumi elettrici!
La spiegazione è però purtroppo semplice: nel mondo si fa avanti la convinzione che la strada per il futuro sia quella che porta a società low carbon se non addirittura fossil free, e anche la Cop21 ha indicato quella direzione.
Nel nostro Paese invece si fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote e cercare di far sopravvivere in qualche maniera il fossile, con una pervicacia degna di miglior causa.
Mettere in fila le scelte anche solo di questo governo (che non si distingue per nulla in questo campo da chi lo ha preceduto) è impressionante: il nuovo conto termico è stato emanato ieri dopo oltre un anno di attesa (incomprensibile); il Decreto che avrebbe dovuto rinnovare gli incentivi per le rinnovabili non fotovoltaiche lo attendiamo ormai da più di un anno e quando finalmente tra qualche settimana (auspicabilmente) tornerà indietro dall’Europa avremo uno strumento comunque poco utile in quanto presenta riduzioni drastiche per quasi tutte le fonti, salvaguardando però quelle false – sia le riconversioni degli zuccherifici sia gli inceneritori.
Nel frattempo il Gse decide di lanciare una campagna contro i titoli di efficienza energetica anche in maniera retroattiva (vecchio vizio reiterato dopo lo spalmaincentivi) e l’Autorità vara una riforma delle tariffe elettriche che nei fatti penalizza l’autoconsumo.
Infine appena pochi giorni fa il ministero dello Sviluppo economico annuncia la sua intenzione di far pagare gli oneri di sistema anche a chi autoconsuma l’energia elettrica che si produce da fonti rinnovabili come se la prelevasse dalla rete.
Se poi ci aggiungiamo la nota volontà di trivellare (che lo spauracchio del referendum forse impedirà) e la voglia matta di bruciare i rifiuti (con il decreto del ministero dell’Ambiente che prevede 9 nuovi inceneritori) cui come abbiamo visto il Mise garantisce anacronistici incentivi, il quadro è completo: dal governo italiano le rinnovabili sembrano essere considerate un impaccio invece che – come in tutto il resto del mondo – un’occasione per rilanciare l’economia, oltre che un obbligo per combattere i cambiamenti climatici (la Nasa ci ha appena confermato che il 2015 è stato l’anno più caldo registrato nella storia).
Comments (0)