Tocca ogni tanto riproporre lo stesso post. Perché tutti i giornali scrivono che l'Ala (destra) ora è un po' più in maggioranza di prima. E che la minoranza del Pd (l'aletta sinistra) ne risente e si risente. Lo stesso titolo da mesi e mesi. Senza che accada nulla.
Come in quelle parate del potere sovietico, Verdini nelle foto è sempre più vicino al premier, ma corre l'obbligo di ribadire che Verdini c'è da sempre, fin dall'inizio: si è solo spostato, sempre un po' più in qua, è quello dalla chioma folta, che sorride, lì accanto. Insieme a lui c'è tutta Forza Italia, sotto altre sigle e mentite (o forse smentite) spoglie, da Alfano a Fitto: manca solo l'anziano leader, che però mollando Bertolaso ha dato un segnale che va nella stessa direzione.
L'amico del giaguaro dice di sentirsi in paradiso (al posto della classe operaia, probabilmente, per citare quel film).
Il premier nomina chi gli pare, non si ferma nemmeno davanti a Mattarella e alle sue perplessità, insiste nel voler collocare il suo migliore e più potente amico a Palazzo Chigi, con qualsivoglia incarico: non importa, importa che il terzo evangelista (dopo Matteo e Luca) raggiunga il gruppo di testa, nel nocciolo del potere. Manca solo Giovanni (e poi, forse, l'apocalisse).
Dopo i ciaoni e le spacconate della scorsa settimana, con le vicende giudiziarie che riguardano il partito della nazione in Campania, ci si aspettava un colpo. Che puntualmente non è arrivato.
Mi chiedo, come sempre, che cosa stiano aspettando. Forse, a questo punto, abbiamo la risposta: nulla.
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