Leggo ancora dei tatticismi all’interno del Pd sul referendum costituzionale.
Alla fine voteranno tutti sì, più o meno, anche perché Napolitano (felice di non averlo votato ogni giorno di più) ha spiegato che chi vota no praticamente apre la strada al diluvio, alle cavallette, ai bruti.
Mi chiedo che cosa aspettino in quel partito tutti coloro che non sono d’accordo. Il Congresso dell’anno prossimo? Con i loro sì renderanno Renzi invincibile all’interno di quel partito. Che Renzi cambi? A me pare che tra l’uscita di Firenze e la scelta del nuovo ministro dello sviluppo il premier si stia orientando a una celebrazione di se stesso, non certo all’apertura di un dibattito plurale e autocritico.
Gli attacchi sgangherati alla magistratura e un certo piglio da fenomeno confermano che siamo entrati in una fase di renzismo in purezza. Senza eccezioni.
E quindi?
Non proverò a convincerli. Abbiamo già dedicato troppo tempo quando si stava nello stesso gruppo perché qualcuno facesse opposizione vera – sulla base del proprio mandato elettorale – a certi provvedimenti. È stato inutile.
Ciò che vorrei dire è che c’è chi ci sta provando seriamente, a costruire una cultura di governo diversa da questa, a mettere insieme parole e idee e opinioni più in linea con ciò che crediamo, liberandoci da quella servitù volontaria a cui mezzo sistema politico italiano sembra essersi consegnato. In uno scivolamento progressivo: ricordate i niet all’ingresso di Verdini in maggioranza?
Bene, è praticamente fatta. E Verdini dà anche una mano alle Amministrative, da Milano a Cosenza.
La corrente dei quousquetandem (dove dem sta ovviamente per democratici) su che cosa punterà? Su un sì storcendo il naso? Su un no dichiarato sommessamente? Su un nì che rinvii la decisione?
Ecco, la risposta me la sono data tempo fa. Non bisogna avere fretta, ma non c’è altro tempo da perdere, come diceva Saramago. E come ci ripetiamo in Possibile ogni giorno.
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