Ha destato (giustamente) molto scalpore la dichiarazione di Luigi Di Maio rispetto alle critiche che De Benedetti rivolgeva al progetto del reddito minimo (in una intervista al Corriere).

Di Maio parla in quella nota di 780 euro al mese per dieci milioni di persone, che vivono al di sotto della soglia di povertà, affermando che la cifra per finanziarli corrisponde a 17 miliardi, ovvero il 2% della spesa pubblica. Purtroppo non è così, perché la somma richiesta si avvicina piuttosto ai 100 miliardi (cinque volte tanto).

Si tratta di una sorta di lapsus, perché in effetti quella era stata la proposta del M5s in campagna elettorale, in cui non a caso si parlava di reddito di cittadinanza e di 1000 euro per tutti. La proposta depositata in Parlamento è in realtà molto diversa da come la racconta Di Maio, chissà se consapevolmente o meno.

Al di là dello scivolone, però, ci sono altre considerazioni da fare: perché il reddito minimo è uno strumento complesso, che prevede la creazioni di strumenti e servizi prima dell'erogazione dei fondi. Centri per il lavoro e meccanismi di verifica e di controllo non banali. Perché il reddito minimo non può che essere condizionato a una serie di requisiti e di valutazioni. Perché non è solo di soldi che si tratta, ma per esempio di esenzioni per l'accesso a beni e servizi necessari per vivere, come l'energia e l'acqua, ad esempio, o l'accesso a una abitazione o a un asilo nido.

Qualcosa di ben diverso da quanto racconta una certa facile propaganda e di molto diverso da come lo dipinge il premier – che ne parla malissimo proprio mentre il Pd presenta un debole provvedimento per la povertà, in una vera e propria resipiscenza, perché qualcosa di molto simile era già stato ideato con Letta e poi abbandonato dal nuovo premier (insieme al ministro Giovannini).

Ci sono esempi in Italia (il Trentino prima e meglio di altri), ci sono stime più contenute e realistiche (quella che risale a Boeri prima che andasse all'Inps, per dirne una), ci sono soluzioni più precise. C'è un progetto di società, insomma, anche perché il reddito minimo interviene in un mondo del lavoro sempre più intermittente, nelle corso di imponenti trasformazioni tecnologiche, nel profondo cambiamento dei modi di produrre e di lavorare. E di creare ricchezza.

Quanto alle risorse per farlo, il reddito minimo, sarebbe sufficiente correggere le storture degli 80 euro (che vanno in buona parte famiglie che hanno reddito e patrimonio e a cui gli 80 euro non 'servono' come ad altri) o evitare di togliere l'Imu a chi la può pagare per iniziare a progettarlo.

Se poi si volesse esagerare, per dare condizioni di partenza più vicine per tutti, c'è anche l'eventualità di intervenire sulla tassa di successione. Va detto che anni fa De Benedetti anni fa propose – insieme a molti altri, per la verità – una patrimoniale monstre. Chissà se ne ricorda ancora.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti