Ieri ho chiesto – sommessamente – che tacessero le polemiche mentre i vigili del fuoco estraevano morti e feriti dai due convogli che si sono scontrati nella campagna pugliese. Appello raccolto da pochi, pochissimi, perché ancor prima di conoscere le cause, i dati, le responsabilità, scatta la polemica in cui tutti la sanno lunga (anzi, assoluta) e hanno già capito tutto.
Oggi leggo che i principali giornali titolano sul binario unico, come se fosse un'eccezione, una rarità, come se non ce ne fossero dappertutto, come se ne avessero parlato sempre, dei treni dei pendolari, come se fosse un argomento da prima pagina. E non lo è. E non lo è stato. Mai.
La verità è che la responsabilità di questa tragedia è molto larga e diffusa. Nell'arretramento degli investimenti pubblici (anzi, del pubblico, della Repubblica), nei tagli scriteriati che servono a finanziare emergenze (le chiamano così) o colpi da prima pagina, nella rinuncia alla cura per le cose che riguardano la vita quotidiana delle persone, a cominciare proprio dalla sicurezza (tema di cui si è abusato, peraltro). Il trasporto pubblico locale, non solo al Sud, è stato sempre oggetto dei primi tagli, di tutte le review, di ogni riduzione di spesa. Per anni.
Sarebbe opportuno che la classe dirigente, quelli che contano davvero, quelli che decidono, di oggi, di ieri, dell'altro ieri se ne rendesse conto. Senza aggiungere altro, senza affastellare penose promesse del giorno dopo, senza indignarsi (verso chi tra l'altro, se non verso se stessa?).
Anni fa immaginai di chiamare Tvb quei treni (qualcuno se lo ricorderà): treni a velocità bassa. Quei treni di cui pochi parlano, perché sono altre opere, quelle grandi, a destare interesse (e interessi) e a scatenare le tifoserie. Dei treni per i pendolari non è mai interessato quasi niente a nessuno, se non a chi ci viaggia, dalla provincia verso il capoluogo, andata e ritorno. Degli argomenti come l'intermodalità, della richiesta che a nuove autostrade si accompagnassero (almeno) interventi per il trasporto pubblico e che oltre alla rete veloce si sviluppasse (anche) una rete verso l'Italia molecolare, si è sempre fatto volentieri a meno.
La 'grande' politica aveva altro a cui pensare, creando via via consapevoli disuguaglianze. E chi ci ha provato si è spesso stancato di chiederlo, perché non ti si filava nessuno. Quando ti andava, bene, ti davano dell'ambientalista (come se fosse un'offesa) e del decrescitista (a vanvera).
Oggi Rizzo sul Corriere parla della «non politica» e cita dati che non sarebbero mai arrivati in prima pagina se non ci fosse stato il disastro nella campagna assolata. Riconoscere che è così è e assumersi ciascuno la propria quota di responsabilità (inizio io) è l'unica cosa da fare, prima e al di là delle responsabilità dirette che emergono e emergeranno.
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