È imbarazzante leggere interviste così dopo due anni e mezzo di arroganza pseudo-riformatrice.
Il tripolarismo c'era già quando tutta questa storia è iniziata. Il M5s aveva preso gli stessi voti del Pd e il Pdl aveva una coalizione che perse le elezioni, contro quella di centrosinistra, per pochissime migliaia di suffragi. C'era più tripolarismo allora di oggi, per intenderci.
Era tale il tripolarismo che il ballottaggio, per così dire, dovettero farlo in Parlamento, con il voto segreto del Presidente della Repubblica.
Lo si scopre ora, come se fosse un colpo di fulmine a ciel (stai) sereno.
Non bastasse questo ci dicono addirittura che il ballottaggio – vero cuore dell'Italicum e elemento centrale della retorica della certezza del risultato, a prescindere da tutto ma proprio tutto il resto – è addirittura dannoso. E sapete perché? Perché chi arriva terzo è il vero vincitore, ci dicono ora. E ci dicono pure, testuale: Se ho il 25 per cento dei voti e ottengo il 55 per cento dei seggi, non sono legittimato, perché ho una rappresentanza nel Paese troppo bassa.
Nel corso di queste interviste che smentiscono tutto quanto affermato in questi anni, si dice che dovrebbe essere lo stesso premier a prendere l'iniziativa.
L'Italicum è entrato in vigore da venti (20) giorni. È stato il punto di attacco per liquidare Letta e per reggere una legislatura dalla partenza incerta e dagli esiti ancora più opachi. Ora sembra che sia precipitato sulla terra da un'astronave aliena. Imposto da chissà quale illogica prepotenza esterna.
Per anni abbiamo parlato – isolati dalla retorica governativa – di un sistema più rispettoso della rappresentanza, di un rapporto con gli elettori più trasparente, di collegi piccoli con primarie per legge, di un Mattarella rivisitato, di uno schema che non è mai stato utilitaristico nella prospettiva che seguivamo, noi e il nostro stormo di gufi.
Ora sembra di avere sognato. Che tutti abbiano scherzato. Così la minoranza dem può votare sì, un sì tattico in molti dei casi. Così Napolitano può rilanciare altre larghe intese, come se non bastasse già quello che abbiamo visto in questi anni. Così il governo può ammorbidire la sfida referendaria, che ha compromesso da solo, con argomenti insensati e un atteggiamento molto poco rispettoso della Costituzione e dei cittadini.
Una classe dirigente che celebrava l'Italicum come la madre di tutte le battaglie, per la stabilità e la credibilità dell'Italia, tanto che erano tutti pronti a copiarcelo (chissà chi, peraltro). La stessa classe dirigente che dice che non è vero niente, che è un sistema elettorale pericoloso. Soprattutto perché può dare stabilità ad altri. Perché l'unica stabilità che piace è – ovviamente – la propria. Ma questo lo avevamo capito già.
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