Nella campagna referendaria più pazza del mondo, in cui in queste ore si distinguono i sostenitori del So (che è più Sì che No), in cui Massimo Cacciari dice sì a una «puttanata» di riforma, in cui il bue dà del cornuto a se stesso, in cui tutte le categorie sembrano essere saltate, c’è una verità che va comunicata: non è vero che il premier abbia personalizzato. Perché a dire il vero si tratta di persone diverse. E quando una cosa va detta, va detta.

Perché non può essere lo stesso premier (e la stessa persona) ad aver sostenuto che si cambia l’Italicum perché – lo ricordiamo tutti – quell’altro premier aveva spiegato che si trattava della legge che tutto il mondo ci invidiava e la sua ministra alter ego aveva dichiarato che l'Italicum era il «simbolo» del governo e del Pd.

Non può essere lo stesso premier (e la stessa persona) ad aver puntato tutto sulla non-elettività del Senato – uno dei famosi paletti fondamentali della riforma, che portava con sé il fatto che non fossero eletti e quindi non fossero pagati – e a lasciar dire al ministro Delrio, in piena campagna congressuale, che invece si lavora all’elettività dei senatori.

Non può essere lo stesso premier (e la stessa persona) ad avere spiegato – anche in Parlamento, con voce stentorea – che si sarebbe dimesso in caso di vittoria del No per poi negarlo, qualche mese dopo, con i sondaggi molto meno confortanti. Sono premier diversi, non ce n’è.

Non può essere lo stesso premier (e la stessa persona) ad aver detto che si fa una commissione del Pd per discutere l’Italicum e quell’altro che diceva che quando non sai che cosa fare, in Italia, apri una commissione. O peggio un tavolo. Prendendo in giro i falegnami e quindi lo stesso premier.

Sarebbe interessante organizzare un dibattito tra questo premier e quegli altri, un confronto serrato, forse il dibattito più atteso della campagna referendaria.

Sarebbe dura per il premier di oggi confrontarsi con il se stesso di ieri. E con quello, ancora diverso, dell’altro ieri. Un vero match. Persone così diverse farebbero forse fatica a capirsi ma con un buon giornalista (Mentana?) si potrebbe fare, non trovate?

Anche sulla riforma va detto ci vorrebbe un esercizio di diritto comparato, ma non tra questa riforma e altri modelli: no, tra questa riforma e questa riforma.

Certo, non sarà facile trovare un punto di equilibrio tra le diverse versioni, ma con un po’ di impegno si potrà confrontare il Senato elettivo con quello non elettivo, i «meno poteri alle Regioni» per via dei consiglieri regionali e i consiglieri regionali che si nominano senatori tra loro, l’azzeramento del regionalismo ma non quello a Statuto speciale, la riduzione dei costi del 10% del Senato e l’idea di sacrificare il 90% per un Senato diminuito fino all’autoscomparsa (a meno che ovviamente non ci sia una maggioranza diversa rispetto alla Camera).

Peraltro, questo lavoro di indagine si inserirebbe in un contesto seriale. in un filone che è già di per sé genere letterario.

A volo di airone, potremmo dire, ci sono annate diverse: il 2011 del mai condoni con i condoni del 2016 (a coprire un quarto dell'intera legge di bilancio); il candidato del 2012 che banalizzava l’articolo 18 e il segretario che lo aboliva nel 2014; il sindaco che apprezzava l’agenda Monti rimproverando certe timidezze conservatrici al segretario Bersani e quello che ora fa finta di non averlo mai conosciuto (anche se governa con i suoi voti e forse perché Monti vota no).

Non è un premier, è un popolazione. E forse sentendosi popolo è per quello che ha deciso di nominare direttamente anche i presidenti delle commissioni per attribuire le cattedre Natta. Per questo ha pensato a «fuori i partiti dalla Rai», tranne uno, se stesso, ovvero il popolo. Per questo ha ragione quando dice che sarà il popolo a scegliere i candidati dell’Italicum: la sovranità appartiene al popolo. Per questo non teme che ci sia troppo accentramento nel governo centrale rispetto alle Regioni e al Parlamento stesso. Al governo c’è il popolo. Che cosa si vuole di più. Una democrazia diretta, praticamente: diretta da lui.

Non si può parlare di clonazione, perché i soggetti sono tutti diversi. Alcuni rappresentano il rovescio, altri proprio il contrario. Un fenomeno inatteso, inspiegabile in qualsiasi altro sistema politico: si è passati dalle smentite come riparazione alla Smentita come strategia. Come politica. Stessa.

E pluribus unum è diventato ex uno plures. Chissà chi tra loro è andato da Obama. Westworld era Disneyland, al confronto.

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