Tanto per essere credibili, i sostenitori del premier, che giusto due giorni fa a Pescara spiegava che chi vota No lo fa solo per odio, accompagnato dalla sua vicesegretaria che tratta da imbecilli quelli che non la pensano come lei, si sprecano in appelli all'unità.
Un appello che diventa subito "Al Sì contro Trump", come sintetizzano i ripetitori più banali del messaggio.
Zingaretti su Repubblica, definendo Cuperlo un "gigante" per il documentino-promessa di revisione della legge elettorale che lo porta a votare sì, spiega che bisogna unire il centrosinistra.
Idea giustissima, in teoria, solo che il centrosinistra chi lo ha diviso? E non parlo di esponenti, parlo di politiche, perché siamo stufi di ragionare in termini di figurine.
Zingaretti si è probabilmente accorto che tutto quello che è successo in questi anni ha diviso le persone, in ragione di scelte che hanno allontanato insegnanti, lavoratori, associazioni, movimenti, mondi dell'ambientalismo e del pacifismo, sostenitori della "questione morale" (vedi alla voce Verdini e a quella, strettamente collegata, di prescrizione) e di tutto ciò che vi viene in mente per "unire il centrosinistra".
E ora come si possono unire le persone per di più su un messaggio dichiaratamente divisivo, che peraltro non esita a trattenersi, perché il premier non ce la fa e ha basato tutta la propria carriera nell'individuare persone e categorie da colpire, senza alcun ripensamento o senso di colpa?
L'idea di trasformare la Costituzione in un campo di battaglia è stata, prima ancora di andare a Palazzo Chigi, del premier. Non ricordo, oltre alla mia, che pochissime voci di preoccupazione e di allarme. Fin dal primo giorno è stato un plebiscito, strumentale a proseguire al governo la legislatura e basato su un patto di potere (dichiarato: perché almeno su questo è stato sincero).
La stessa penosa letterina inviata agli elettori all'estero (in cui si segnala il passaggio al Paese che amiamo, plurale, lui e l'altro) mette insieme la riforma a vari poster di Renzi in posa. All'insegna di una notevole sobrietà costituzionale.
Proprio per evitare simili derive e divisioni, il No può servire a mettere in pausa questo delirio e a fermare lo scivolamento sul più classico dei piani inclinati.
Votare sì e chiedere l'unità sul sì è tardivo, provocatorio, quasi ridicolo. Proprio chi vota sì ha diviso il centrosinistra e cosa ben più grave il Paese. Davvero non se ne rende conto Ezio Mauro, nel suo editoriale in cui auspica il super-politicistico incontro tra Bersani e Renzi, dopo aver sostenuto al 100% le politiche renziane per tre anni?
Non sono Renzi e Bersani a doversi incontrare, sono le persone, che il messaggio del partito del governo ha diviso.
Per invertire poi la rotta e evitare trumpismi, bisogna fare cose totalmente diverse da quelle che abbiamo visto in questi anni.
Non cambiare posizionamento, cambiare posizione. Non passare da Clinton a Sanders, come dicevano ieri i giornali. Ma da alcune politiche ad altre.
Non fare i fenomeni elettorali, ma costruire un progetto economico e sociale basato sulla riduzione delle disuguaglianze, sulla redistribuzione, sulla rottamazione (oh, yeah) dei centri di potere, sulle politiche ambientali d'avanguardia, sui diritti degli stranieri e sulla qualità dell'accoglienza (che fa bene prima di tutto agli italiani, se gestita come si deve), per una integrazione che responsabilizzi tutti quanti (ferme al Senato presidiato da questa stessa maggioranza).
Contrastare la corruzione, contro la quale non bastano semidei o altre figurine ancora, ma interventi duri, contro un male endemico.
Tassare le multinazionali elusive (e la digital tax bocciata due anni fa e promessa l'anno scorso, l'abbiamo messa noi in un emendamento, perché nella legge di bilancio non c'è).
Non fare l'occhiolino agli evasori, ma passare a una vera giustizia fiscale, basata sulla progressività, come previsto dalla Costituzione.
Ultima precisazione: purtroppo chi ha votato tutte le schifezze che hanno diviso non è credibile ora e non sarà credibile nemmeno domani quando farà finta di non avere fatto nulla.
Si chiama complicità: chi ha mandato Renzi a Palazzo Chigi, senza programma, con la stessa maggioranza d'emergenza che doveva durare solo un pochino, chi ha sostenuto il suo governo sempre, senza quasi mai prendere le distanze veramente dalle cose che ha fatto, non rappresenta un modello credibile dell'alternativa. Anche solo immaginarlo rende l'idea della confusione e della pochezza che sovrane dominano certe considerazioni.
Chi ci doveva liberare dall'antiberlusconismo (che poi abbiamo visto come è andata a finire), invoca l'antritrumpismo per difendersi.
È veramente invecchiato tutto molto presto.
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