Certo, molti, moltissimi dicono no in modo diverso a una riforma voluta dal governo. A cominciare da chi il governo non lo sostiene e non ha condiviso le riforme. Sai che sorpresa.

Che poi anche tra i sostenitori del Sì si va da Briatore a Pisapia, da Benigni a Lorenzin, da Tosi a Finocchiaro, da Marchionne a Cuperlo. Per dire.

Appaiono meno distanti tra loro di quanto non siano i sostenitori del No solo perché rappresentano un centro che guarda a destra, come succede appunto nella maggioranza e nel governo, da ormai quasi cinque anni, di cui tre con l'attuale premier. E ormai siamo abituati a pensare che il super centro politico elettorale sia un soggetto unico.

Alfano fa parte del paesaggio, come il Resegone, mentre Brunetta, ad esempio, fa specie più di lui solo perché non sta con Renzi.

Del resto Alfano era solo quello del legittimo impedimento che i cittadini bocciarono al referendum del 2011, insieme a acqua e nucleare.

Lo stesso vale per l'amico Denis Verdini, falco di Forza Italia, che però ora non fa accozzaglia, perché tutti sanno che con il premier le differenze si sono annullate, in questi anni. E non dal Nazareno, da prima.

Ma si fa strada un'altra sensazione: che la vera accozzaglia politica e culturale sia sintetizzata dal premier stesso, capace di fare proprie tutte le battaglie di Berlusconi, ma in grado di portare tutto il Pd su quelle posizioni. Sulle tasse sulla casa, sull'articolo 18, sulle opere pubbliche (dallo Sblocca Italia al Ponte), non nascondendo un vero e proprio fastidio per il parlamentarismo e promuovendo una riforma costituzionale voluta a maggioranza, esattamente come quella di Berlusconi bocciata nel 2006 (o come quella della legislatura precedente del 2001, che la riforma del 2016 però intende ribaltare, sempre a maggioranza, anche su tutti i suoi promotori negli anni precedenti dicevano che non si fanno riforme costituzionali a maggioranza: giammai!).

Peraltro il termine accozzaglia definisce perfettamente l'attuale riforma: un Senato accozzaglia, con deleghe accozzaglia, con procedure parlamentari accozzaglia, con composizione accozzaglia (tanto che i senatori di nomina presidenziale stanno con i presidenti emeriti, con i consiglieri regionali e i sindaci nominati non dai sindaci ma dai consiglieri regionali), con Regioni accozzaglia, perché quelle Speciali diventano ancora più 'speciali' e quelle Ordinarie ancora più 'ordinarie'.

Accozzaglia di questioni diverse in un testo monstre di 47 articoli che sarebbe stato meglio distinguere, dal Cnel ai referendum.

Accozzaglia di argomenti per promuoverla, dalla difesa del sistema all'antipolitica, dal «ce lo chiede l'Europa» alla rivolta contro l'Europa dei burocrati, dalla riforma elettorale per eleggere direttamente il premier (anzi, il Capo, come lo definisce l'Italicum) alla rassicurazione che non cambia la forma di governo. La riforma dell'Ulivo e quella voluta dal Pdl. Tutto e il contrario di tutto. Una vera accozzaglia.

La propaganda del premier in realtà è un'autobiografia.

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