Sergio Chiamparino demolisce oggi sul Corriere i tre anni del governo Renzi. Senza appello.
Resta da capire perché tutte queste cose durissime nessuno o quasi le abbia dette ‘prima’ e ‘durante’, mentre chi le denunciava era preso quotidianamente a pallonate.
Peraltro, oggi tutti parlano di «decisionismo declamatorio» (espressione omerica che ricorre in ogni intervista degli esponenti del partito del governo divenuti critici tutto d’un colpo), ma quando si decise di togliere l’Imu ai benestanti, di introdurre bonus a raffica, di alzare la soglia del contante ecc., nessuno fiatò.
Quanta flessibilità sprecata. Quanti soldi buttati. Quante scelte che hanno aumentato le disuguaglianze, promettendo di fare il contrario. Quante «fiammate» che si sono «bruciate» subito. Già.
E quanti errori, quante violenze allo stile e al contenuto della Costituzione. E quanta opacità. Già.
Quanto latte versato, in questo congresso, che non è nemmeno iniziato ed è già Bla Bla Land.
Peraltro, le stesse ‘conquiste’ citate da Chiamparino e da altri, come la politica di accoglienza per affrontare le migrazioni (gestita da Alfano e non proprio in modo impeccabile), sono messe in discussione dal nuovo corso minnitiano, che sta offrendo tutt’altra lettura del fenomeno. In un governo praticamente identico al precedente, salvo per lo scambio al ministero in questione e pochissimo altro.
Tardivi rispetto al risultato del 4 dicembre, ingenerosi verso il leader assoluto che hanno sempre sostenuto mortificando i «dissidenti», poco credibili verso il passato (Renzi non ha certo votato tutto questo campionario di cose sbagliate da solo) e poco verso il futuro, che faticano a descrivere: perché ovviamente oggi assicurano che ciò che è accaduto non deve ripetersi mai più. Ma siamo certi che alla prossima occasione ci diranno: è così, non ci sono alternative, va tutto bene. Di più.
Alla fine il segretario può rimanere, perché ha comunque l’«energia» per continuare.
L’energia.
Auguri.
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