Umberto Zimarri ha 27 anni e si candida sindaco a San Giovanni Incarico, un paese della provincia di Frosinone, in una zona in cui i sindaci si tramandano di generazione in generazione (letteralmente), in cui il quadro politico – salvo rare eccezioni, come nella vicina Pastena – è immutabile come il paesaggio dei Monti Aurunci.

Umberto si candida contro tutti, ma soprattutto contro le consuetudini della politica locale. La ragione di una simile follia? Dice Umberto: «non potevo non farlo». Perché sono cinque anni che lavora con un’associazione di amici per cambiare la sua cittadina, l’unione dei Comuni di cui fa parte, la programmazione amministrativa di una zona che si vive e percepisce come residuale. Perché ha fatto denunce e proposte finora inascoltate. Perché non vuole indignarsi senza fare nulla. Perché ha tempo per progettare qualcosa di diverso, ma non vuole perderne ancora rimanendo spettatore.

La follia di Umberto aumenta soprattutto pensando che per presentarsi ha scritto un libro (altrimenti detto: un corposo manifesto politico), ha radunato intorno a sé tutte le energie che ha trovato, ha atteso di capire se altri soggetti politici volessero partecipare e, dopo avere rilevato le loro titubanze, ha deciso di non attendere più.

I suoi avversari, più esperti e navigati, lo banalizzano come «libro dei sogni». Ma Umberto ci scherza su, insiste: denuncia quello che vede oggi al governo del suo paese, il «libro degli incubi», fatto di opacità, partecipazione azzerata, amici degli amici che controllano tutto e pare non abbiano bisogno di altro.

Ieri sera all’incontro pubblico di presentazione del loro lavoro i candidati mi hanno presentato i loro genitori e non, come accade quasi sempre, il contrario. All’insegna di un passaggio generazionale che non è l’eredità del sindaco anziano che lascia al figlio o al genero il proprio posto, ma di un rapporto sereno e naturale e semplice, senza giovanilismi né paternalismi.

A San Giovanni Incarico, la cui etimologia è difficile da definire, ma il nome è politicamente suggestivo, c’è qualcosa di nuovo. C’è un manifesto, c’è chi lo interpreta, c’è chi ci prova. E non smetterà il giorno delle elezioni, potete starne certi.

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