Alcune brevi considerazione ‘empiriche’ sulla campagna elettorale che è appena iniziata. Consigli per chi la campagna la deve fare e alcune proposte di ‘metodo’. Per fare passare un messaggio elettorale ci vuole un partito ‘strutturato’ e ‘diffuso’, in cui militanti e elettori si sentano e siano protagonisti. Strumenti efficace, parole d’ordine chiare e, soprattutto, un lavoro di relazione «di persona, personalmente». No al consumo di suolo, sì al consumo di suole.

Ai tempi della crisi, vale la pena di essere sobri e misurati, per una riforma della politica che parta fin dalle campagne elettorali. Meno soldi uguale meno privilegi, meno debiti, meno ricatti. In Lombardia abbiamo visto cose che voi umani fatichereste anche solo a immaginare: cene per 7500 persone, offerte dal candidato, manifesti dappertutto anche solo per una candidatura a consigliere, spot elettorali in qualsiasi formula. Chissà chi paga (alla fine, pagano i cittadini).

Le iniziative devono essere aperte ai cittadini, alle persone, non solo agli iscritti del Pd (quelli ci si augura già votino per il Pd). Non chiudiamoci nelle segretissime stanze e offriamo ai nostri concittadini proposte e idee da portare a casa. Questo è lo spirito del ‘prontuario‘ e del Libro grigio. Lo stesso si deve fare per il lavoro (contratto unico) e per l’ambiente, offrendo informazioni puntuali, dati precisi e alternative credibili, come la «Banda» larga ha finora cercato di fare. Lo stesso, del resto, cerchiamo di fare con questa piccola guida, in cui si sposino comunicazione e politica, perché comunicazione e politica sono la stessa cosa e non vanno affrontate separatamente. A chi ci rivolgiamo, cosa gli diciamo, cosa gli ‘diamo’? Un’ultima fondamentale precisazione: strumenti innovativi e pratiche tradizionali si devono combinare e sono utilissime gli uni alle altre. Da sole, oggi, non bastano. Questo è l’insegnamento della campagna democratica negli Stati Uniti nel 2008. Il passaggio dal database alla piazza e al citofono è la cosa che conta.

La campagna diffusa deve essere testimonianza di una politica presente, sul ‘pezzo’ e sul ‘posto’. Le proposte devono arrivare a casa delle persone, con l’antico porta-a-porta (senza-vespa). Ciascuno di noi può scaricare il materiale elettorale e diffonderlo presso i propri vicini di casa.

Da ultimo ma forse per primo, bisogna essere corretti. Gli avversari vanno rispettati e, se si comportano scorrettamente, prontamente denunciati. I manifesti abusivi sono odiosi, danneggiano economicamente i comitati elettorali altrui e negano banalissimi spazi di democrazia. I cartelloni sono numerati, non è difficile collocare il proprio manifesto nello spazio dedicato alla propria lista. Gli abusivi in campagna elettorale spesso sono pessimi politici, se eletti, perché dimostrano scarsa attenzione nei confronti delle regole e un pericoloso disprezzo per le ragioni altrui.

I (facili) inglesismi delle cartoline ci ricordano quel signore che si chiama Obama. Non è necessario fare proprio come lui, ma eviterei di fare puntualmente il contrario. Queste cartoline non sono destinate all’"utilizzatore finale", ma a tutti coloro che vorranno fare campagna con noi: per questo, è disponibile una versione senza indicazioni per il candidato, nei formati che potrete richiedere scrivendomi qui.

La felicità è reale solo se è condivisa.

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