Dalla discussione politica della sinistra, e della politica in generale, sembra totalmente sparita la questione laica. Non è un caso. Le larghe intese l’hanno ‘deformata’, le timidezze politiche e i conformismi hanno fatto il resto.

Eppure la laicità sarebbe elemento essenziale del riscatto della Repubblica di fronte alla sfiducia dei cittadini e la ‘condizione’ dell’unità di un paese sempre più diviso, un elemento culturale centrale nelle lotte alla disuguaglianza e nel rispetto delle persone, di qualsiasi persona. Sarebbe la chiave per una cittadinanza finalmente riconosciuta a chi è italiano e per una vera integrazione di chi lo vorrebbe diventare.

L’urgenza della laicità è totalmente trascurata dai principali attori politici, come se fosse una questione secondaria, come se non fosse importante. Come se fosse trascurabile nell’affrontare i profondi cambiamenti che stiamo vivendo e in troppi casi subendo, in una transizione che non è un banale passaggio della nostra politica nazionale, ma un fatto epocale, appunto.

È un fatto preoccupante che si può notare quando si discutono le singole questioni (gli esempi si sprecano), ma più in generale quando si affronta la questione politica e istituzionale fondamentale.

Le voci laiche si sentono poco, peraltro. E dovrebbero sentirsi di più. E chi pensa che il loro valore si perda in un momento di crisi sociale, non ha capito invece che in un momento così, di marginalizzazioni, di divisioni, di disuguaglianze, la funzione laica avrebbe la funzione di antidoto e di integratore, per le istituzioni, per la democrazia, per la vita stessa delle persone: perché si sentano rispettate come individui e parti di una comunità.

Che ne dite di tornare a parlarne, con uno spirito rinnovato?

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