Attenendomi scrupolosamente al «metodo Langer» sto lavorando, giorno dopo giorno, al progetto di una (1) lista che si presenti alle elezioni con un progetto culturale e politico che non si limiti a unire la sinistra ma si candidi a cambiare l’Italia.
A chi è preoccupato che sia un’operazione di ‘vertice’ rinnovo l’invito a fare la stessa cosa a livello locale, come propongo da mesi, da prima che se ne parlasse quotidianamente sui giornali e a pretendere che le decisioni si prendano e le scelte si facciano in ogni città e in ogni provincia. E di farlo prendendo l’iniziativa sulle questioni politiche e sociali, sulle denunce e sulle proposte da fare, non tanto e non solo sugli accordi tra questa o quella sigla, se non per collaborare e ‘fare’ insieme.
A chi dice che si parla poco di programmi e di proposte e di progetti dico che ha ragione e che stiamo lavorando da mesi (anzi, di più) per scrivere un «Manifesto» che porteremo a tutti gli altri soggetti coinvolti, dopo avere coinvolto centinaia di persone nella sua scrittura e nella sua elaborazione.
A chi chiede maggiore chiarezza rispondo che è anche il mio obiettivo ma che la chiarezza si ottiene con il confronto e con il dialogo: mi fa piacere che oggi i capigruppo dei due gruppi alla Camera si siano incontrati e che possa partire una collaborazione per comuni proposte e iniziative a livello parlamentare. Mi fa piacere leggere nelle parole di Bersani – che oggi in aula mi ha detto «senza barriere, con le bandiere» – un’apertura senza remore. Mi preoccupano idiosincrasie e asperità, ma sono convinto che si possano e si debbano superare.
Continuiamo così, attraversando la sinistra in lungo e in largo, ma soprattutto confrontandoci con la realtà e con le persone, che chiedono di fare presto, perché è già troppo tardi. Ieri, mentre intorno al tavolino di un bar parlavo con Giuliano Pisapia, un signore è passato, ci ha salutato calorosamente e ci ha detto: «mettetevi insieme!» e non ha aggiunto «per favore», era un imperativo, gentile, ma imperativo.
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