Mentre prosegue il ping pong ossessivo tra Pd e M5s, la destra – come sostengo da tempo – allunga il passo e allarga il proprio consenso. Tra i due litiganti corpo-a-corpo, ecco che in un’altra corsia avanzano le due destre, quella sorniona che ha bevuto una strana miscela fatta di oblio e di eterna giovinezza, come un mito antico, e quella tonitruante, ruspante, fascisteggiante che fa il lavoro sporco.
Un vecchio adagio della politica tedesca dice che le larghe intese (le grandi coalizioni, come le chiamano loro) finiscono sempre a destra. Ma non è solo quello. Non è solo essersi abituati a uno schema politico che Renzi avrebbe dovuto sbaragliare e invece ha inverato, interpretandolo, inserendosi come l’uomo vitruviano nel cerchio e nel quadrato del centrosinistradestra.
Non è solo quello, è qualcosa di ancora più profondo: come scrivevo tempo fa, la destra entra in noi prima che accada.
È successo su molte cose, compiendosi con l’atteggiamento irresponsabile che si è tenuto sulle ‘riforme’, votate a botte di maggioranza, con fiducia, e bocciate (a botte di maggioranza, da parte dei cittadini), nella sfiducia generale. Dichiarate incostituzionali. Cose che rimproveravamo alla destra, che ha fatto il fu-centrosinistra con il leader giovane e rottamatore. Di se stesso.
Mancava un tema, per senso del pudore, anzi, del decoro (parola magica, sulla quale tornerò). Era quello dell’immigrazione. Anche nei momenti peggiori, anche questo governo politicamente e culturalmente sgangherato aveva difeso principi assoluti, morali, umani. Aveva ingaggiato polemiche con le «bestie» (cit.) politiche che speculavano sul dramma di intere popolazioni. Rivendicato una diversità irriducibile.
Ora anche quest’ultima bandiera è stata ammainata. Si è ceduto di schianto, con la collaborazione di tutti. Il plastico Minniti, con il decoro dei decreti predisposti insieme a Orlando, che sarebbe la sinistra (per dire come siamo messi) del partito del governo. Con la stretta sulle Ong, salendo sui «taxi del mare» di Di Maio e Salvini. Con le missioni libiche, i confini spostati a sud, con le sparate che nessuno in Europa ha raccolto, con la discussione e il voto di oggi sulla missione militare in Libia, che vede il voto favorevole della maggioranza e la benevola astensione dell’ultradestra.
Con le parole, gli argomenti, lo sguardo della destra, a cui è stato preparato il terreno per una vittoria elettorale in perfetta continuità con ciò che sta accadendo.
Il «meno peggio», che peggiora ogni giorno, apre la strada al peggio. Se sposti il confine sempre più in là, ti ritrovi dall’altra parte. «No borders», tra sinistra e destra. E «no limits», anche. «Senza muri», come si diceva, perché sono tutti passati dall’altra parte.
Perderanno, proprio per queste ragioni. E daranno la colpa a chi ha cercato di evitarlo e di fermare questa deriva. Vedrete.
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