Nel «Manifesto» di Possibile scriviamo così:
La Sala verde, luogo della concertazione, deve essere convocata in modo permanente, per valutare strategie, per delineare un grande piano contro gli ostacoli che impediscono la libera iniziativa in campo economico e produttivo, a cominciare dalla burocrazia e dalle sua scadenze. Nel segno della più totale trasparenza, della qualità e anche dell’innovazione ambientale (sala verde, appunto).
Ambiente e innovazione, dunque, perché il diluvio si avvicina: una questione che si configura ogni giorno di più come una sfida per l’umanità, tipo l’arrivo degli alieni, sono che gli alieni siamo proprio noi: gli asteroidi di noi stessi. Le cause stesse delle migrazioni forzate, anche se ci piace parlare di invasione, siamo noi, anche in ragione di «invasioni» precedenti, che non sono affatto finite, peraltro: attività estrattive, spesso predatorie, land grabbing, coltivazioni intensive, accompagnate dal solito corredo di armi e violenza.
E tra queste cause sono proprio i cambiamenti climatici a peggiorare le condizioni economiche e sociali di centinaia di milioni di persone, rendendo completamente inospitali i luoghi dove nascono, vivono, risiedono.
Possiamo dividerci su qualsiasi cosa, ma se non prendiamo sul serio la questione, subito, seriamente e tutti insieme, non andremo da nessuna parte, come capita a chi sta ad Approdo del re e vede arrivare l’inverno e le forze oscure che porta con sé, per citare la serie tv più citata dell’estate.
Ovviamente maggiore responsabilità hanno i maggiori inquinatori, le economie più avanzate, coloro che possono muovere gli interessi del mondo e hanno le leve economiche per farlo. Bernie Sanders ricorda la particolarità della questione:
«Of course, there is no shortage of national security concerns, including international terrorism, ISIS, global poverty, health pandemics, and the belligerent actions of countries like Russia, North Korea, and China. But unlike these other threats, climate change cannot be thwarted with good intelligence work or stopped at a border or negotiated with or contained by economic sanctions. It cannot be beaten on a battlefield or bombed from the air. It has no vaccine or treatment. And yet, unless we act boldly, and within this very short window of opportunity, it will likely wreak havoc and destabilize whole nations and regions, with serious security ramifications for many countries, including the United States».
Bernie Sanders, Guide to Political Revolution.
Peraltro, siamo asteroidi di noi stessi anche rispetto ad altre “emergenze annunciate”, come quelle legate al dissesto idrogeologico e allo stato delle nostre infrastrutture, tutte cose di cui ci preoccupiamo solo quando il diluvio (per ora con la “d” minuscola, ma altrettanto rovinoso) puntualmente arriva, anche a causa dei cambiamenti climatici, e colpisce più forte i nostri territori meno protetti.
Un’insicurezza non percepita, per ribaltare lo schema che occupa totalmente il dibattito pubblico, dovuta a speculazioni, a incuria, ma anche all’ignoranza e alla sordità rispetto ai moniti della comunità scientifica, soprattutto quando vengono da quegli enti di ricerca e di controllo che vengono depotenziati e la cui libertà e terzietà è sempre più messa in discussione.
Una nuova strategia energetica, la diffusione dell’efficienza dappertutto, il contrasto al dissesto idrogeologico non produrrebbero solo maggior sicurezza e maggior cultura e consapevolezza, ma sarebbero anche un grande meccanismo di creazione di posti di lavoro: la prima, vera politica industriale.
Una sfida per la nostra generazione, che non vorrà certo passare alla storia per essere l’ultima.
Come scrive Rutger Bregman in Utopia per realisti: «immaginate come sarebbe diverso se i migliori della nostra generazione dovessero applicarsi alle massime sfide dei nostri tempi. Il cambiamento climatico, per esempio, e la popolazione che invecchia e la disuguaglianza… questa sì che sarebbe vera innovazione». Venture capital per Bregman dovrebbe essere il governo, ispirato da una politica diversa, che sappia superare di slancio il «socialismo perdente» che è «noioso» perché «non ha una storia da raccontare, nemmeno un linguaggio per narrarla».
Ecco. Volete una sfida epocale per la nostra generazione? Anche se non intendete raccoglierla, è proprio questa. E sarà questa sfida a raccogliere voi.
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