Dopo un’estate passata a discuterne e nella convinzione che si debba procedere velocemente, riprendo le istruzioni per unire la sinistra e vivere felici. Con qualche aggiunta che vi propongo qui di seguito.
Collaborazione contro arroganza
Sono tutti divisivi, impositivi, sprezzanti. Noi dobbiamo dimostrare che una collaborazione tra pari è possibile e che è necessaria per comporre una classe dirigente consapevole e leale. Gli editti, spesso accompagnati da parole «definitive», hanno portato a clamorosi fallimenti, così come il disprezzo verso le minoranze (anche della propria parte).
Partecipazione contro nomina
Dobbiamo battere i cinquestelle sul loro terreno, quello della partecipazione, senza guru, senza hacker, senza nessuno con i numeri che ballano ma con qualcuno che conta perché va a votare e partecipa e propone, senza che il risultato sia scontato fin dall’inizio. Un processo di rigenerazione, per sbloccare il sistema, che metta a disposizione i seggi parlamentari e le posizioni di responsabilità e che parta da ogni città e da ogni provincia.
Cultura di governo contro necessità di stare al governo
Il «Manifesto» di Possibile è anche un metodo di lavoro. Proponiamo di ripartire dalle cose da fare, non dalle etichette astratte. In questi anni la sinistra ha fatto cose di destra, con modi di destra. Le carte si sono tutte mischiate. Noi dobbiamo restituire il significato che hanno perso alle parole della politica e dell’appartenenza. Senza voler governare a tutti i costi, ma proponendo un diverso modo di governare. Questo è il principale elemento di discontinuità rispetto a ciò che c’è già.
Confronto contro unanimismo
Non è necessario essere d’accordo su tutto: dentro la lista ci saranno sensibilità diverse che gli elettori potranno scegliere (se non ci imporranno un sistema senza preferenze, come il partito del governo intende fare). Noi siamo di sinistra, mentre tutti gli altri sono trasversali: curioso che siano quelli «né di destra, né di sinistra», i post-ideologici e i trasformisti a indicare il pericolo di una nostra scarsa omogeneità. Peraltro, la collaborazione all’interno della lista può arricchire e quindi migliorare il profilo di tutti quelli che vi partecipano, lo sforzo unitario porta a precisare le proposte di ciascuno e a superare i limiti di tutti.
Coerenza contro ambiguità
In questi anni il trasformismo si è imposto, grazie al prolungarsi all’infinito delle larghe intese. La coerenza e la linearità, prima e dopo le elezioni, sono un valore da ritrovare, se vogliamo restituire fiducia ai cittadini.
‘Verità’ contro fake
Verità minuscolo, certamente. Però alle iperboli, alle esagerazioni, alle provocazioni dobbiamo preferire le proposte associate ai numeri e alle promesse gli impegni che si possono mantenere.
Se vogliamo marcare una differenza, ripartiamo da qui: da ciò che è stato massimamente tradito.
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