Ora Berlusconi dice che «l’argine al populismo» è lui. Che non è male: è come dire che Peron era argine al peronismo, per intenderci.
Con tutti questi argini, siamo a posto. Coperti, proprio.
Dopo avere prestato molti argomenti al leader del Pd, Berlusconi se li riprende. Tra poco, c’è da scommetterci, lancerà la rottamazione e convocherà i suoi alla Leopolda.
Farà una riforma costituzionale a botte di maggioranza (ah no, scusate, quella l’aveva già fatta) e cercherà qualcosa del proprio programma che non sia stato ancora realizzato dagli altri. Non è semplicissimo, ma lui è uno che ha molta inventiva. Bloccare i profughi nei lager in Libia? No, Presidente, Minniti… Togliere tasse ai ricchi e dare bonus a prescindere dal reddito? Approvato, Presidente. La soglia del contante! No, Presidente, su proposta di Alfano. L’articolo 18? Azzerato, Presidente. Un sistema elettorale che favorisca le destre? Rosatellum. Berlusconi non si darà per vinto, Verdini lo aiuterà a scoprire i segreti dell’«avversario».
I ruoli si scambiano, l’anziano torna, rimette insieme i Pooh e rilancia i suoi vecchi successi. Non è più tempo di cover.
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