In realtà sono io a dover ringraziare voi, davvero, anche per l’affetto di queste ore. Mio padre, quando ero ragazzo, votava La Malfa padre. Che a dirlo oggi sembra un po’ come citare Plinio il vecchio, una figura di questo tipo. E però c’è, in questa storia, che dev’essere ricca e plurale. Dobbiamo ricordare da dove veniamo, quali sono i valori della nostra Repubblica.
E poi volevo ringraziare tutte e tutti voi. È stato un percorso lungo, non semplice, non scontato. Volevo ringraziare soprattutto chi lo ha fatto con me, Roberto e Nicola in primo luogo.
Siamo diventati una squadra, siamo diventati un gruppo che lavora insieme, che ha imparato a collaborare. E mi piace immaginare che oltre a libertà e uguaglianza ci sia anche fratellanza, tra noi, un comune sentire.
Il nostro progetto non è solo quello di rimettere insieme la sinistra, che pure è un’impresa titanica, mai riuscita, potremmo dire.
Il nostro progetto è quello di cambiare l’Italia, la sua politica, i rapporti di potere.
Siamo qui per un’Italia più ricca per tutti, per i più piccoli, per le loro scuole, che devono diventare davvero gratuite, per i ragazzi, che devono essere pagati il giusto, per chi innova e chi rischia, per chi vuole provare a fare impresa, non solo per chi l’impresa l’ha ereditata, nell’Italia delle casate prima ancora che delle caste.
Un’Italia vivaio che rimane viva, che fa crescere nazionali di calciatori, capisco il dramma, ma anche di scienziati e di manager e di insegnanti.
Perché non c’è solo il pianto di Buffon. Sono troppi i mondiali a cui non ci siamo qualificati.
Un’Italia più ricca di innovazione e di qualità ambientale, di lavoro verde, di efficienza energetica, di efficienza energetica, di efficienza energetica, lo ripeto che così magari entra nel mainstream, non avendone di energia se non un po’ sporca, ancora fossile e spesso importata da sceicchi e dittatori, di cui faremmo volentieri a meno.
Molti di noi sono qui per via di una promessa tradita, nella legislatura delle promesse tradite. La promessa di dare tutele ai lavoratori precari, che invece hanno perso le poche che avevano.
La promessa, viene un po’ da sorridere, di non avere un uomo solo al comando, non è venuta molto bene. La promessa di un’Italia più giusta.
Sarà una campagna elettorale a chi la spara più grossa, gli altri leader in campo non fanno altro: la prima gallina che canta ha fatto la fake, potremmo dire, perché già ci pare di capire che andrà così. Ecco, noi dobbiamo prenderci un impegno con gli italiani, quello di fare promesse che non verranno più tradite e che saranno banalmente mantenute. Loro preparano nuovi tradimenti, ma noi questa volta li fermeremo.
Gli altri sono tre facce della stessa medaglia, se le medaglie ne avessero tre.
Sono l’uno il Crozza dell’altro. Si imitano, si rincorrono, diventano caricature.
Le cose che Berlusconi promette, Renzi realizza. L’ha detto Renzi.
Di Maio sembra un Salvini di Napoli, ha realizzato il sogno di diffondersi alle pendici del Vesuvio senza nemmeno usare la felpa.
Le ricette economiche e fiscali, ad esempio sulle tasse, sono identiche, si fatica a distinguerle e hanno un unico tratto distintivo: sono tutte a favore dei ricchi.
Aleggia su tutti loro un certo qual senso di disprezzo verso il Parlamento.
Fanno la guerra alle Ong, sgominano pericolose organizzazioni criminali come Msf e Emergency, ossequiano Al-Sisi, partner ineludibile dice il partner ineludibile, consentono bombardamenti con bombe italiane contro le popolazioni civili delle Yemen, finanziano con le nostre tasse le milizie libiche, i trafficanti di uomini, le violenze, gli stupri, le persone ridotte in schiavitù.
Banalizzano l’indignazione con cui Laura Boldrini denuncia lo scandalo della questione maschile, delle violenze, della disparità salariale, del linguaggio volgare e del potere che si impone, con violenza o paternalismo o con tutte e due le cose.
Preferiscono andare a cena con l’amministratore delegato di Amazon che stare al fianco degli operai che scioperano, non è di moda. Se interrogati rispetto ai soprusi, non hanno niente da dire. Sono servi di un sistema e del potere, preoccupati solo di non dare un dispiacere a chi comanda il mondo e comanda anche loro.
Gli italiani non sono colpiti dalla propaganda elettorale di questo o di quello, ma dal fatto che anche chi lavora può rimanere sotto la soglia di povertà, dalla disoccupazione giovanile insieme allo sfruttamento, un’altra parola da ritrovare, che hanno raggiunto livelli e dati inaccettabili, che gridano vendetta. Non è un problema di comunicazione, è un problema politico. Culturale. Economico.
Io vorrei che noi oggi dessimo l’idea di un paese diverso, di una politica diversa. Vi fanno credere che progressività, diritti, garanzie, distribuzione dei redditi e delle ricchezze, laicità, socialismo, siano parole vecchie. E invece sono parole antiche, valori senza i quali nulla ha senso, nulla ha valore. Vecchie sono le ricette dell’individualismo sfrenato del si salvi chi può, della riduzione delle tasse che non è mai per tutti, è solo per chi guadagna di più.
Sono convinto che la maggioranza degli italiani sia già con noi se diciamo che donne e uomini devono guadagnare lo stesso. La maggioranza degli italiani pensa che chi ha di più debba pagare di più. aiutare chi è in difficoltà. Sono pronto a scommettere che la gran parte degli italiani è convinta che debba esserci un salario minimo dignitoso per tutti quelli che lavorano Penso che la maggioranza degli italiani sia d’accordo che la prima voce di bilancio debba essere destinata alla scuola e alla ricerca, senza ulteriori condizioni. Che tutto questo vada detto in un contesto di verità. Perché qualcuno la verità dovrà pur dirla in una politica che tende a farne a meno.
Altri stanno allestendo, con questo sistema elettorale, delle coalizioni da incubo, in cui c’è dentro tutto. Minniti con Bonino, Merkel con NoEuro. Noi facciamo le cose per bene, prendiamo un impegno di farle serie e rigorose. E con chi è più prossimo.
C’era chi aveva detto non ci deve essere Alfano, bisogna fare lo ius soli, bisogna reintrodurre articolo 18, parlare di patrimoniale… e allora perché poi va con Alfano e con chi non vuole lo ius soli, non vuole discutere articolo 18 e quando sente la parola patrimoniale chiama i pompieri?
Che se ci pensate è un dilemma tipo Catalano.
E il mio appello è: Giuliano, dove ‘campo’ vai? Dove ‘campo’ vai?
Lo stesso, mi rivolgo ai protagonisti del No al referendum: a ogni angolo si incontrano cose e questioni incostituzionali, c’è molto da fare, insistiamo, facciamolo insieme. Siete i benvenuti e benvenuta è la Costituzione. E noi siamo gente di pianura, che fa le assemblee, nei partiti e nelle associazioni, però a me i Montanari piacciono, e la dico così anche per svelenire un po’ il clima di questi ultimi mesi. Ci hanno dato dei gufi per anni, Falcone è una bella idea, se volesse raggiungere questa nostra assise.
E mi auguro che mentre noi ci troviamo qui, e ringrazio Piero Grasso per essere con noi e per guidarci in questa sfida, in un’altra parte del mondo, magari in più parti nel mondo, ci siano persone che come noi si stiano trovando per fare la stessa cosa. Immaginate un Robert Hope, Nicole Fratoiannì, altri leader, altri soggetti, che si muovono perché sia migliore il nostro paese, e sia meno cattivo questo mondo.
Una grande sinistra, una grande Repubblica,
E fatemelo dire: viva la libertà e viva – soprattutto – l’uguaglianza.
Grazie ancora.
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