Oggi Repubblica, il quotidiano che più ha sostenuto l’ascesa di Renzi, chiede le dimissioni di Boschi e il suo ritiro dalla politica (già minacciato, insieme ad altri, un anno fa).
Ghizzoni ha confermato parola per parola la frase del libro di De Bortoli per la quale i leader del partito del governo avevano minacciato sfracelli e querele.
La commissione banche, che è arrivata tardissimo nonostante fosse stata minacciata un secolo fa, va concludendo il proprio lavoro e nel frattempo Etruria più che una banca è diventata una necropoli.
Il partito del governo, attraverso i suoi massimi vertici, rivendica la grande operazione politica condotta, per coprire l’evidente disastro che li ha riguardati: mentre minacciavano di sovvertire il sistema, si sono sovvertiti da soli.
E pensare che quella classe dirigente aveva minacciato di eliminare gli «amici degli amici» dalla politica italiana: in effetti non erano gli amici degli amici, erano gli amici e basta, come si vede dall’arrivo, dulcis in fundo, del prode Carrai a chiudere il cerchio.
Agli occhi di chi nel 2013 aveva votato il centrosinistra questo partito del governo con la sua coalizione (che si conferma nella proposta elettorale) assomiglia a una bad bank, un partito di amici pieno di nemici, ossessionato dal potere e totalmente incapace di mettersi in discussione, in cui i valori costitutivi si sono persi e confusi e rimangono solo sentimenti di rancore e di frustrazione.
Qualcuno ricorderà che quando Renzi divenne presidente del Consiglio si parlava dell’immediata approvazione del conflitto di interessi, questione che nessuno aveva affrontato prima di allora con il necessario vigore. Non c’è la legge, in compenso c’è il conflitto di interessi. Non quello di Berlusconi e di Verdini (l’amico Verdini), ma il loro, il conflitto di interessi della bad bank della politica italiana. La degna conclusione di una legislatura-vergogna.
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