Premessa fondamentale: molti ne hanno già scritto e non ho molto da aggiungere al loro racconto, preciso e dettagliato, ricco di spunti e di considerazioni, frutto di conversazioni con personalità che in alcuni casi ho avuto il piacere di incontrare anch’io, che in più avevo il vantaggio di avere un personalissimo Virgilio (ricordate, era anche il nome del motore di ricerca della primissima era internet in Italia), Federico Plantera. Federico, dopo la sua esperienza presso l’E-Estonia Showroom, andrà a Parigi per dedicarsi alle disuguaglianze e alle periferie – questioni diverse, o forse poi non così tanto, come avremo modo di capire tra qualche post.
Comunque, cito – in sintesi e in ordine cronologico – due articoli che consiglio vivamente: Nathan Heller, per il New Yorker e Riccardo Staglianò, per il Venerdì di Repubblica.
Mi permetto di aggiungere le osservazioni di Michele Melchionda, raccolte da Roberta Chiti per il Corriere Comunicazioni, che ci introducono direttamente al confronto tra Estonia e Italia.
Tutto ciò premesso, benvenuti a Digitallin, capitale dell’Estonia.
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