Castelvecchi ha recentemente pubblicato un saggio di Hannah Arendt, che nella versione italiana ha questo titolo: Il razzismo prima del razzismo.
Un saggio molto utile, oggi, di cui consiglio la lettura.
Nel frattempo Antonella Rampino commenta giustamente su Twitter lo status di Paolo Gentiloni:
«Sommessamente e per puro amore della verità: la riduzione dell’80% al traffico degli scafisti è avvenuta esattamente sulla pelle dei migranti. Il governo del Pd pagava i libici perché li riacciuffassero e li tenessero nei lager. Sono fatti».
Ne ho scritto spesso e con pochissimi parlamentari, che si contano sulla punta delle dita di una mano, non è passato giorno che non lo denunciassimo. Fino a #VoiSapete, appello finora disatteso, da tutti, non solo dall’ultradestra.
E la mente corre all’«aiutiamoli a casa loro» con l’aggiunta di «davvero» che un account del partito democratico pubblicò, riprendendolo dal libro di Renzi, e che fu poi ripreso dall’altro Matteo, quello attuale, che ne rivendicò la paternità.
Oppure alla gestione alfaniana dell’accoglienza, piena di opacità, di ritardi e di interessi. Una gestione che non ha mai abbandonato la logica dell’emergenza che, come spiega oggi Andrea Maestri, è esattamente ciò che fa vincere il razzismo.
Oppure alla minaccia di chiudere i porti, per la quale chiedemmo chiarimenti al ministro dell’interno (quello di prima) alla Camera dei deputati.
Lo faccio notare, come Rampino, sommessamente: chi pensa di rispondere a Salvini con Minniti, si è già perso in partenza. Chi fa pura nostalgia del «bel governo che fu», in riferimento a una storia tutt’altro che umanitaria, si consegna – appunto – a una storia tutt’altro che umanitaria.
La destra prima della destra non è buon punto di partenza, se non per la destra. Un po’ più a destra, ancora.
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