Con l’epilogo grottesco della gestione del caso Diciotti da parte del governo si sono raggiunte vette di degrado politico e istituzionale che non si vedevano da tempo, forse “da mai”.

Una nave della Repubblica attraccata a un molo della Repubblica, entrambi territorio italiano. A dividerli il braccio di ferro con se stesso che il governo ha avviato per ragioni propagandistiche, costruendo un caso che non lo era affatto. Un vero e proprio sequestro politico.

Un presidente del Consiglio – in realtà vice del suo vice – che straparla di «ipocrisia» e «discrasia», senza rendersi conto di essere semplicemente autobiografico.

L’altro vice del vice che dice cose senza senso, prima minacciando di uscire dall’Europa e poi dicendo che è pronto a «ravvedersi», senza rendersi conto nemmeno di usare un termine che significa: ammetto di avere sbagliato.

Le persone trattenute senza alcuna ragionevolezza che scendono dalla nave in condizioni disumane. Le donne tutte violentate in Libia, gli uomini provati da un lungo maltrattamento. Tutti provenienti da ex-colonie nostre, in un macabro tour di quando c’erano Lui e l’Impero, dall’Eritrea alla Libia, appunto.

La soluzione offerta dalla Chiesa, che per una Repubblica laica è un colpo devastante alla propria credibilità.

La destinazione delle persone ai Castelli Romani, in territorio nazionale (ovviamente e ancora). Come se Ariccia o Rocca di Papa fossero provincia di Bruxelles o di chissà dove (a proposito: felpe con il nome della località ne abbiamo?).

L’Europa che non cambia di una virgola la propria impostazione, anche grazie alla presa di posizione dell’amico Orbán, tra i primi a chiarire, com’è ormai tradizione, che lui è contro ogni ripartizione. Così come gli altri di Visegrád, che infatti l’Europa la vorrebbero distruggere, a nome e per conto di interessati attori politici che non vedono l’ora di devastarla.

Una storia orrenda, indegna, che appare come la metafora di un paese sequestrato dalla sua classe dirigente e come un riassunto della sua storia – politica e culturale – peggiore.

Nessun ravvedimento, direbbe qualcuno, perché chi chiedeva la condanna al primo giorno di indagine per i propri avversari politici, ora perdona tutto, a prescindere.

Eccesso di realismo politico per una politica irreale.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti