Ci si avvicina alla legge di bilancio – in un percorso che sembra un ‘triage’ – e tutto sembra parlare solo del passato: non c’è niente, o quasi, che guardi al futuro.
Ambiente, innovazione, ricerca, energia, retribuzione dei lavoratori e in particolare dei giovani: spariti. La stessa gig economy, di cui si era molto parlato prima dell’estate, non trova spazio nella gigi economy. Per non parlare di temi sui quali dall’opposizione avevano spesso speculato: dal dissesto idrogeologico agli interventi antisismici. Cambianiente.
Nonostante la giovane età dei ministri sembrano tutti guardare a ciò che è stato e in molti casi alla rendita di posizione, con il cortocircuito del favorire chi sta già bene rappresentato dalla flat tax, madre di tutte le battaglie (anche se siamo già al gioco delle tre aliquote).
Certo, si parla di un ampliamento del reddito che il precedente governo aveva introdotto tardivamente e solo in parte. E si parla molto (e molto confusamente) di pensioni. Tutto però, nel contratto, sembra contratto, salvo ovviamente ricorrere al deficit per ragioni elettoralistiche (a proposito di futuro).
Credo che le intelligenze dell’opposizione debbano muoversi su un piano diverso, cercando di individuare prospettive per il futuro, per rendere questo paese più forte e consapevole di ciò che può essere. Una sfida che vale più di tutto il resto.
P.S.: ai commentatori che si precipiteranno a scrivere: «perché non le avete dette prima, queste cose!», segnalo per l’ennesima volta che queste cose le abbiamo sempre dette (si veda il Manifesto di Possibile, presentato esattamente un anno fa) e che alcuni di noi uscirono dalla maggioranza in tempi non sospetti (quando tutti si compiacevano del proprio successo) anche per le ragioni qui richiamate.
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