Gli ultraconservatori del comitato contro la legge 194, a cui aderisce il ministro della famiglia, avevano deciso di sfilare a Verona per «riprendersi la città», dopo la straordinaria manifestazione di Non una di meno di qualche sabato fa. Contro la marea, volevano la vandea, così dicevano, fino a questa mattina.

Solo che una volta scesi in piazza si sono resi conto di essere un centesimo (proprio così) di quello che erano state le ragazze del 13 ottobre.

Con loro uno sparuto gruppo di fascisti, che avevano lanciato a loro volta la mobilitazione nazionale. Si sono ritrovati in processione, con le facce cupe (intendo, più cupe del solito). E le reazioni dei troll dell’ultradestra ai miei tweet lo confermano: hanno fatto una figura pessima, prima e durante e dopo.

Mentre defilavano per le vie della città, la conferenza stampa organizzata in piazza Isolo –  femminista e antifascista – ha visto una partecipazione larga e appassionata, composta da ragazze e ragazzi di tutte le età, con un notevole protagonismo dei giovani e dei giovanissimi.

Ancora una volta è la piazza il luogo della partecipazione e, anche se si fa finta di non capirlo, dell’elaborazione, perché i manifesti e i contenuti di queste manifestazioni sono molto articolati, molto più di quanto emerga dalla politica istituzionale, oggigiorno.

L’opposizione al decreto Salvini, l’analisi del ddl Pillon, la reazione alle provocazioni della destra sui diritti delle donne (e non solo), trovano in queste piazze voce, rappresentanza, forza.

Capire come si potrà trasformare questa energia in una sfida politica, ora, è difficile. Una cosa è certa: è dai volti più giovani, documentati e motivati di queste piazze che passa il cambiamento. Quelli che c’erano prima devono avere la responsabilità di promuoverle. Chissà se accadrà. Temo di no, spero tanto di sì.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti