Il decreto Salvini non è soggetto all’eterogenesi dei fini (volere una cosa per ottenerne un’altra, in questo caso il suo contrario), come scrivono Sansonetti e Buccini e altri commentatori, anche a sinistra: è la genesi della Bossi-Fini e di quella cultura oltranzista che trionfa con Salvini e con la maggioranza che lo ha votato all’unanimità a Palazzo Chigi e con fiducia in Parlamento.

Quando lui e Conte e Di Maio hanno votato il decreto sicurezza sapevano benissimo a cosa andavano incontro. Devastare il modello Sprar a favore di soluzioni ancora d’emergenza – scrivevano il contrario nel famoso contratto! – avrebbe portato a creare condizioni di «clandestinità», proprio quella che dicono di voler avversare.

Tagliare le spese senza criterio non è mai una soluzione, figuriamoci in questo ambito, così delicato e complesso. E non fa altro che peggiorare il sistema dell’accoglienza che era deficitario, sì, e proprio per un eccesso di emergenza.

Salvini sapeva benissimo di spararla grossa (cit. Giorgetti) quando in campagna elettorale lui e la sua coalizione dicevano di rimpatriare 600.000 persone (dato falso, peraltro, anche quello). E quindi oggi sa benissimo di non poterlo fare.

Buccini dice che i danni verranno fuori presto e su questo ha ragione. Danni per gli stranieri e per le nostre comunità. Tutto vero, ma è esattamente ciò che vuole Salvini, per alimentare la sua macchina della paura, il suo impegno a drammatizzare (mai a risolvere) in servizio permanente effettivo. I 5 stelle forse non l’hanno capito (sta capitando la stessa identica cosa con la legittima difesa), ma lui sì. Lui lo teorizza. E lo ‘terrorizza’. Dove non c’è un problema, ha sempre una fake a portata di mano per sostenere le sue tesi.

Di questo si tratta. Le conseguenze sono pessime, ma lo erano già le intenzioni. Soprattutto perché sulla pelle delle persone, tutte le persone, si è cercato e si cerca un consenso facile e pericolosissimo insieme.

 

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