Oggi è il 4 di marzo. Celebriamo un anno dalla sconfitta più pesante di tutti i tempi per il centro sinistra italiano. L’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va. Diciamo.
È stato un anno nel quale si è parlato moltissimo della sinistra che non c’è, mentre la sinistra in nome dell’unità ha continuato a dividersi. Un anno di percorsi fondativi, di tentativi strenui di socializzare con la società civile, di false ripartenze dal basso, di sconnesse riconnessioni con le periferie.
È stato l’anno dei fronti non tanto spaziosi e negli ultimi mesi della lunga lista di liste unitarie per le europee che non riescono a far quadrare il circolo vizioso dei vari personalismi. Un anno di grandi riposizionamenti e di pochissima opposizione. È stato l’anno del congresso del Pd lungo un anno (auguri Nicola).
È stato l’anno in cui tutti sono rimasti al loro posto, anzi, posticino, e non hanno fatto alcuna autocritica, benché ne parlassero in continuazione, nessun passo indietro, e più che cercare consenso, creare comunità e fare proposte politiche, hanno preferito aumentare i like, dentro la bolla. Anzi, la bollicina.
Per chi vi scrive, invece, sono stati 365 giorni di libri. Di pagine bianche da riempire non con la mia personale vicenda politica come usa tra i leader che vanno e che vengono, ma con le parole degli altri. E per promuovere e presentare questi testi, ho girato tutto il Paese.
“Pensavo venisse meno gente” è stato il mantra che ha preceduto tutte le presentazioni che ho fatto – nelle parole degli organizzatori, che per primi non ci credevano – e invece la gente c’era sempre, non per me, ma per Liliana Segre e la sua campagna – politica nel senso più alto e nobile – contro l’indifferenza, per Elizabeth e le cittadine italiane come lei, contro il decreto Salvini, per l’indignazione vivificante che suscitano i disegni di Mauro Biani.
E nei prossimi mesi ci incontreremo ancora, per parlare di Greta e di una rivoluzione che non può più aspettare, di Carolina Morace e di tutti i motivi per buttare nel cesso il decreto Pillon, di Bernie Sanders e del suo milione di persone pronto a fare la storia.
Mentre per un anno la sinistra italiana è stata ferma a parlare di sé, c’è un futuro che è già cominciato e che chiede rappresentanza.
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, ci siamo già preparati abbastanza, ora è il momento della novità.
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