Domani non sarò all’assemblea delle iscritte e degli iscritti di Possibile, a Roma. Devo lavorare, perché dopotutto così hanno voluto gli elettori, e così ho fatto, come sapete: con altri abbiamo fondato una casa editrice, People, che sin da questi primi mesi ci sta dando belle soddisfazioni, ma richiede anche molto impegno.
Nel frattempo, sono orgoglioso che Possibile in quest’ultimo anno sia stato l’unico soggetto ad avere mantenuto un suo profilo. Dopo aver perso le elezioni, altri hanno finto di fare un partito per mesi, sapendo che non lo avrebbero mai fatto, hanno inseguito decine di cantieri, hanno fatto tavoli che nemmeno all’Ikea e non sono nemmeno stati capaci di montarli, hanno auspicato deus ex machina.
Io invece vedo solo donne, non dee, che possono cambiare il gioco. Soprattutto se lo faranno insieme. Perché la differenza tra una campionessa e una politica completa, è quella di saper fare comunità, come dice AOC. Beatrice in questo senso è un esempio per tutte e tutti. Mentre voi discuterete cercando la soluzione più largamente condivisa, io sarò con Liliana Segre, dopo aver trascorso un giorno nel nome di Greta. Insomma, tocca alle donne, al femminismo che coniughi diritti e sostanza, all’ambientalismo, alla giustizia sociale. E tocca a tutti noi sostenerlo.
Fare un passo indietro e mettersi a disposizione, per me, significa questo.
Per il resto, io al massimo faccio la mamma di Gipi (scherzo).
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