«Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo». Così scriveva Umberto Eco (opportunamente citato da «La costruzione del nemico» di Paolo Ceri e Alessandra Lorini, Rosenberg & Sellier).

E mentre il vescovo di Verona chiede «dialogo e rispetto reciproco», vale la pena di ricordare che il WCF di Verona si basa su una monumentale, seriale, ossessiva costruzione di nemici, senza alcun rispetto per le persone. Anzi, negandolo dichiaratamente per alcune persone, quel rispetto, quasi non fossero nemmeno umane.

Quasi tutto in questa storia è deformazione, mistificazione, fake, caricatura, esasperazione. E tutto è disegno di potere, smaccato, da parte di gruppi che tra loro non solo hanno parecchie affinità, ma si scambiano di posto, condividono aspetti organizzativi, sono finanziati non si sa bene da chi ma godono di grande sostegno economico (curioso che gli anti-Soros non spieghino mai da dove arrivano tutti quei soldi). Da qualche tempo hanno un terminale politico al governo del Paese. È Matteo Salvini, che sarà a Verona sabato. Pater familias.

Non c’è rispetto per le persone, non c’è rispetto per le ‘cose’.

Prima ancora che un parlamentare – che ancora non si è dimesso – citasse i Protocolli dei Savi di Sion è tutto un citare il piano Kalergi (che non esiste), un battersi contro «l’ideologia del gender» (che non esiste), un ricorrere a tesi pseudoscientifiche come la Pas del Pillon, che è diventata oggetto addirittura del programma di governo. Del resto la scienza è da sempre un problema, a certe latitudini di fanatismo religioso.

Massimo Prearo ha messo in luce questi insistiti cortocircuiti, che arrivano dalla Francia, e hanno presto attecchito in Italia. Paolo Berizzi ne ha mostrato i collegamenti con la destra fascista, che con la Lega ha un rapporto molto Franco, nel senso spagnolo del termine.

Il nemico serve per definire se stessi, soprattuto se in crisi di identità. Disperata.

Il nemico sono soprattutto le donne, come si evince dal testo «I nostri corpi come anticorpi» di Beatrice Brignone e Francesca Druetti, vera «guida politica alle tre giornate di Verona», e da recenti episodi di cronaca, con particolare riguardo polemico per le odiate femministe.

Sempre di più: perché il movimento con Nudm ha ampliato il raggio d’azione, ha portato nei luoghi del potere la propria contestazione, ha dal punto di vista teorico fatto proprie questioni e battaglie che provengono dal mondo LGBTI+, ha messo in campo la propria soggettività (che è individuale e collettiva). Il suo è un messaggio universale. In cui la proposta è di gran lunga superiore alla rivalsa. La rivalsa, questa volta, è tutta in campo maschilista.

E anche se la politica continua a parlare di una minoranza – come se le donne fossero minoranza! – ha saputo legare le questioni che riguardano altre esclusioni, altre marginalità, altre dimenticanze della politica politicata.

Ha coniugato femminismo teorico – non senza elementi di scontro con il femminismo storico – a battaglie politiche di sostanza, se posso esprimermi così, che tengono insieme i punti centrali della politica attuale: disuguaglianza, riconoscimento, cittadinanza. Categorie che valgono o dovrebbero valere per tutti. E che sono le questioni politiche del tempo presente.

Ed è un movimento intergenerazionale, particolare tutt’altro che trascurabile.

La sinistra politica ha capito poco o niente, salvo le rare eccezioni qui citate, ha sottovalutato il lavoro pre-politico della destra, che si è addentrata nella pancia (metaforica e geografica) del Paese, non ha colto le relazione tra gli argomenti e tra i protagonisti, non ha voluto ripartire da quella cosa che metterebbe a posto un sacco di questioni: la laicità, unica «identità» della Repubblica.

A volte la sinistra ha messo il cappello, e invece avrebbe dovuto toglierselo, in segno di omaggio, per seguire e imparare ciò che stavano facendo le femministe e chi le seguiva.

Sabato saranno tutti femministi, ovviamente, quando la piazza sarà piena, il corteo infinito, e la risposta alla destra schierata in ogni ordine gerarchico si farà sentire. Vedremo se da lunedì oltre a orecchiare qualche slogan e appuntarsi qualche medaglia, come faranno tutti, ci sarà il necessario approfondimento culturale, antropologico, politico.

Come non basta citare Greta Thunberg (altra nemica dei congressisti di Verona, peraltro) per cambiare il clima, così non è sufficiente mettersi una sciarpa fucsia per coprire una «questione maschile» che riguarda tutti quanti. Certo, Pillon è insuperabile, Fontana è abominevole, ma la questione coinvolge o lambisce anche i più illuminati e consapevoli.

[Segue]

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