Che la discussione sul “confronto” con i fascisti a Torino avvenga mentre scorrono le immagini sconvolgenti di Casal Bruciato la dice lunga sulla sottovalutazione del fenomeno, sulla leggerezza con la quale gli è stato offerto spazio nei media e soprattutto in tv, in questi anni.

Ricordo che quando Stefano Catone proponeva il suo Dizionario Antifa, molti gli rispondevano che non era il momento, che era sbagliato drammatizzare, che non c’era alcuna emergenza. No, c’erano i fascisti. Solo quello. E i loro amici, ora al governo.

I ministri di allora minimizzavano, quelli di oggi si vestono con i capi di abbigliamento delle frange fasciste, pubblicano libri con loro, ci vanno a cena, condividono palchi e slogan.

E si fa finta di non capire che è tutta benzina sul fuoco di un’intolleranza che non riguarda solo alcuni incivili (e illegali) ma contagia una parte sempre più consistente della popolazione.

E poi c’è l’indifferenza, che come spiega Liliana Segre, consente alla violenza di imporsi. Ed è più grave della violenza stessa. Triste il paese che non impara dai propri errori, che non li sa più nemmeno riconoscere.

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