Al Salone del libro ho ritrovato uno dei migliori libri dell’anno scorso, di cui avevo scritto qui.

Vale la pena di riprendere quella citazione, di questi tempi, in cui forse si comprende il pericolo che stiamo correndo.

In un giorno come questo il Vestfjorden può sembrare un paradiso di purezza. Ma è ben lungi dal vero. Benché qui il mare sia così aperto e le correnti così forti che ben poco rimane fermo, ci succede comunque di vedere oggetti di plastica galleggiare sull’acqua. Forse è roba scaricata nella zona, forse viene da una costa lontana. Il mare del mondo è un elemento interconnesso. […]

Un’isola-maelström di plastica di questo genere nell’Oceano Pacifico pare sia grande come metà del Texas. Un’altra si sta formando a nord del Mare di Barents. Perfino i granchi sul fondo di quel remoto e freddo mare hanno plastica nello stomaco. Quando la plastica è dissolta in microparticelle, viene assorbita dal plancton, o precipita sul fondo, dove gli animali bentonici a loro volta la assorbono.

Non è la dolce storia di ochette gialle che sonnecchiano vagando per la grande vasca da bagno dell’oceano. Quando gli uccelli marini norvegesi vengono esaminati, i ricercatori trovano che nove su dieci hanno plastica nello stomaco: non sono in grado di digerirla, e questo impedisce loro di assorbire il nutrimento.

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