Il Presidente Sergio Mattarella, degno di suprema stima, oggi ha così dichiarato:
Va ricordato che, in ogni ambito, libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta i conflitti, con chi punta a creare opposizioni dissennate fra le identità, con chi fomenta scontri, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo.
Ecco, non c’è modo migliore per celebrare la Festa della Repubblica. La prima occasione in cui le donne votarono. Le prime elezioni libere dopo il Ventennio (più di un ventennio).
Liliana Segre ricorda sempre che in dieci anni si passò dalle leggi razziali, attraverso gli orrori e la guerra, e le deportazioni, e milioni di morti, e un continente devastato, alla nostra Costituzione, ai suoi principi fondamentali. E le Convenzioni internazionali furono riviste e integrate nella direzione di un garantismo che riguardava i cittadini d’ogni parte del mondo, a partire da noi stessi, che eravamo appena stati profughi, forzati a migrare, costretti a combattere con altri europei, come noi.
E la macchina del tempo ci riporta a Ventotene, dove i confinati immaginarono un’Europa libera e aperta, pacificata, capace di riscattare la dignità delle persone, di offrire una nuova speranza all’umanità, dopo l’abominio.
Erano gli anni in cui si immaginava un mondo diverso, che riscattasse tutto il male, come racconta Elisabeth Åsbrink in un libro straordinario, riferito all’anno successivo, ma potremmo dire: è la stessa Storia.
Anni nei quali, forse per scappare lontano da giorni orrendi, schifosi, disumani si corse forte verso il futuro, verso un sogno che riguardasse ciascuno, proprio perché i «nemici» a cui fa riferimento Mattarella non fossero più individuati, colpiti, eliminati. Era una nuova umanità, e una nuova identità, costituzionale, inclusiva, democratica.
È passato tanto tempo e si è perso molto di quel messaggio e di quel mandato, che ricevettero gli eletti di quell’Assemblea Costituente. Ma non dimentichiamo che cosa significò e che cosa potrà significare ancora, se saremo presenti (altro aggettivo caro a Segre) e repubblicani, nel senso più preciso del termine.
Memoria in questo senso non è qualcosa di statico e di concluso, ma di attivo e vitale. Viviamola così. Ancora una volta. Sempre.
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