Mettetevi a sedere, perché ci vuole tempo. Lo so che tutto invita ad andare di fretta, a rispondere colpo su colpo, a commentare tutto, come se fosse un’unica cosa, PapeeTavBis. Ma è proprio da questa trappola che dobbiamo tenerci lontani.
Calma. Fermi. Possibile ha lanciato il firmamento, come forse sapete. Che è anche un fermamento. E non è un gioco di parole. Fermatevi a pensare.
Quello che c’è è abominevole. Continuare a dirselo, però, lo rafforza, per quella strana regola del «benché se ne parli». Nel nostro caso è già diventato un «eccome se se ne parla». Vi propongo, da lontano, un altro viaggio. A noi conviene tenerlo.
Per superare quello che c’è si deve immaginare qualcosa di diverso. Infilarsi nel vicolo dell’immaginario, come vuole un romanzo di quelli da leggere e rileggere. Bisogna dimostrare che abbiamo un progetto più grande, capace di superare tutto questo schifo, questa merda, quella che c’è ora e quella che ha condotto a questa, presente.
Allora ci vuole una buona dose di Giordano Bruno. Perché a un certo punto Bruno, poco prima di emettere un botto di fumi (suo malgrado), aveva avuto un’intuizione di quelle che non si dimenticano. Aveva pensato che dovessimo cambiare le costellazioni, proprio. A proposito di firmamento.
E mentre tutti abbiamo il naso all’insù, cercando la stella (cadente) a cui attribuire un desiderio di quelli che salvano e mettono a posto tutto quanto, un desiderio che è anche un buon proposito, e speriamo di vederne la scia in cielo, persi dietro alle perseidi, ecco, mentre facciamo San Lorenzo e tutto il resto, lui proponeva Lo Spaccio della Bestia Trionfante. Che detto così suona altisonante, e allora è il caso di spiegarlo. Con calma. Se avete chiuso, vi tenete quello che c’è. Tenete in sospeso la risposta su WA, non curatevi della notifica di FB, cazzo, fermatevi, accidenti.
Dicevo, lo stesso Giove a un certo punto si inalbera. Le leggi che ha dato agli uomini sono travisate. Sostituite da «indegnissime poltronarie», scrive Bruno. Ci vogliono altre costellazioni. Disegnare altre figure nel cielo. Ispirate a altri valori. Che restituiscano dignità e misura alle leggi. Che sono misure, a loro volta.
Allora, tutto ciò premesso, bisogna cambiare proprio le costellazioni, immaginare che le figure siano altre, e disegnarle. Di punto in bianco, come si suol dire. E allora partire dall’argomento di cui parlano tutti tranne la politica. Il clima. Che significa immediatamente disuguaglianza. Che comporta un ripensamento profondo di ciò che siamo, individualmente e collettivamente. Senza che le due cose siano in opposizione tra loro. Ci vuole cooperazione, un rinnovato spirito, un approccio antico, se si vuole.
E raccogliere da subito non solo le firme, ma le storie, le proposte, le pratiche, le soluzioni, perché diventino universali. A questo servono le costellazioni. Non contano le stelle, ma come le colleghi tra loro, soprattutto. E ci vuole immaginazione. E capacità di trasferire senso laddove di senso non ce n’è più.
La cintura di Orione cosa sarebbe? Solo tre stelle in fila, approssimativamente peraltro. Oppure grandi o piccoli carri, sui quali salire, tutti quanti, fino a schiantarli. Come facciamo sempre, in questo paese allungato in un mare di cui diffidiamo, come secoli fa. Mare Loro, non più nostro. Mare di speculazioni, limaccioso, cattivo.
Non lo spaccio, che ce n’è già abbastanza, ma la raccolta. Fuor di metafora, uniamo i puntini, ciò che già c’è, che è possibile nel senso più largo e quindi più forte possibile (appunto).
Dove c’è la volgarità, usiamo la curiosità. Dove c’è la claustrofobia, cerchiamo la fuga. Ma non verso un generico altrove, ma un altro posto sì. Dove le cose abbiano senso. E parlino a noi, di noi stessi, delle nostre vite.
Nello schema che vi propongo le stelle non cadono, ma salgono. Per brillare devono raccogliere tanta di quella energia che non ne avete idea e per avere un posto devono avere altre stelle intorno.
C’è un sito e un hashtag (#firmamento). Raccogliamo firme e persone, le loro passioni, le loro idee. E andiamo a visitarle, anzi, a conoscerle. E disegniamo una nuova mappa.
Tutto il resto è il nulla che travolge tutto e che cancellerà il buono che invece c’è.
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