Per me è il libro dell’anno – insieme a un altro, che vi dirò – e nella lunga maratona de #ilibrideglialtri non può certo mancare la menzione d’onore a Jonathan Franzen, La fine della fine della terra, Einaudi.
Presto nelle librerie lo raggiungerà un altro grande americano, Jonathan Safran Foer – il titolo è We Are the Weather: Saving the Planet Begins at Breakfast (in Italia lo pubblicherà come sempre Guanda, anche se con un titolo ‘rovesciato’).
Del libro ho già spesso parlato, se ci torno è per un passo che, da una parte, ha molte assonanze con la protesta di Greta – che oggi compie un anno! -, dall’altra è un chiaro messaggio a tutti, grandi e piccini – grandi e piccini in tutti i sensi, come abbiamo già visto qui. E, a dirla tutta, c’è anche una eco del Se niente importa del Foer di qualche tempo fa e si parvissima licet anche qualcosa che con Marco Tiberi abbiamo ‘tentato’ in Fine.
Nel film Io e Annie, quando il giovane Alvy Singer non vuole più fare i compiti, sua madre lo porta dallo psichiatra. Alvy ha letto che l’universo si sta espandendo, cosa che un giorno porterà sicuramente alla sua estinzione, e perciò si domanda che senso abbia fare i compiti. All’ombra di enormi problemi globali ed enormi soluzioni globali, le piccole azioni a favore della natura possono sembrare insignificanti come i compiti di Alvy. Ma sua madre non ci sta. — Tu sei qui, a Brooklyn! — gli dice. — Brooklyn non si sta espandendo! — Tutto dipende da cosa consideriamo significativo.
Leggetelo, è un libro – definitivamente – meraviglioso.
#ilibrideglialtri
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