È ripartito il tour di presentazione di Fine. Mi ha raggiunto il coautore, detto Majorana dagli amici, e possiamo attraversare il Paese.

Oggi siamo a Rieti, domani a Verona, martedì a Padova e sabato ad Arona, con Ilaria Bonaccorsi.

Perché ne scrivo nella rubrica dedicata a #ilibrideglialtri? Perché il libro è scritto pensando a molti libri degli altri, a un dialogo “stellare” con loro. Nella «Nota finale» sveliamo le fonti, che come dice il termine non sono solo banali riferimenti, citazioni, rinvii. Sono qualcosa di molto di più, e cambiano i libri e a volte le vite di chi li scrive e di chi li legge.

Nota finale e però fontale, se posso essere enfatico. Per me è sempre così, perché i libri non lasciano indifferenti, i libri cambiano le cose. E nessun libro lo può fare da solo, perché anche quando non lo si ammette, si scrive pensando a ciò che si è letto e ascoltato e immaginato.

Fine non esisterebbe se non ci fossero stati Saramago, Ghosh, Chomsky, ma anche Langer e Thunberg. E gli studi di Hansen, fondamentali. E i film scritti da Age & Scarpelli. E quella strada di McCarthy e quelle api di Aleksievič, che non ci sono più. Fino alla fine. E oltre.

#ilibrideglialtri

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