Sembra che ormai si possa parlare soltanto di nomi. Luigi detto Gigi, i Mattei, Giuseppi, che sono effettivamente due, per una volta Trump ci aveva preso: il primo è uno passato per caso, il bis un misto tra Moro e Adenauer. C’è Nicola che si distingue per non essere Luca, c’è Carlo che fa di tutto per esserci, Pier Luigi che non ha problemi a fare passi indietro ma purtroppo ovunque vada inciampa in una telecamera.

Ieri ero a Padova a presentare La giovane favolosa, il libro di Francesco Foti su Alexandra Ocasio-Cortez, si parlava di politica, di futuro, di un cambiamento radicale che non può più attendere e nel frattempo in giro per il web è spuntato anche il mio nome. Usciva un Matteo poteva rientrare un Pippo.

E così dopo anni a prendere sberloni mi accorgo che si poteva fare un governo con i 5s e (contestualmente!) uscire dal partito, conservando le posizioni di governo. E che in qualche modo tutto questo se lo augurassero tutti, chi va, chi rimane, chi rimane e sta per andare via, chi è uscito ma solo per rientrare. Tutti a fare conti, calcoli, a prendere le misure, che pare un’agenzia immobiliare. Secondo lei qui l’armadio ci sta? E gli scheletri, nel caso?

Ringrazio davvero di cuore tutti quelli che mi hanno dedicato un pensiero, siete stati affettuosi, sono cose che fanno piacere.

In molti mi hanno chiesto di tornare a casa, e grazie Gianni, ti voglio bene.

Si sentiva profumo di vitello grasso, ero perduto e ora posso essere ritrovato.

È stata una strana sensazione, è un anno e qualcosa che guardo la politica parlamentare da fuori, è giusto un anno che il mio nome figura soltanto come curatore di saggi e anche autore di un romanzo, la mia casa adesso è People, una casa editrice con la quale stiamo cercando di raccontare le storie di persone che hanno legato e che legano il loro nome a questioni fondamentali che riguardano tutti quanti. E da questa prospettiva vi garantisco che risulta molto chiaro, lampante, che questa politica italiana fatta soltanto di nomi e di collocazioni e ogni tanto anche di collocamenti è molto piccola e molto rischiosa.

Il problema non è se Pippo torna a casa, ma se siamo ancora capaci di decidere dove vogliamo andare e dove vogliamo portare il nostro Paese. Quale casa vogliamo, per i nostri figli, soprattutto. Perché quella brucia, più del dibattito nel fu-centrosinistra.

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