Nel vasto e limaccioso mare dei social la voce di Johannes Bückler si distingue come se fosse un’oasi nel deserto, un luogo riparato dalle intemperie, un fuoco intorno al quale raccogliersi.
Le sue storie, tweet dopo tweet, quasi fossero minuscoli capitoli, con una piccola pausa di riflessione e di suspense tra un tweet e l’altro, sono racconti che sorprendono, danno misura, rivelano ciò che spesso si trascura. Le prende da un passato a volte remoto, che però parla a noi oggi più di quanto faccia l’ultimo lancio di questo o quel giornale.
«Non esistono piccole storie», dice il titolo, e ogni storia ha un valore universale. Con un colpo di genio, Bückler queste storie le racconta in prima persona, come se i personaggi di cui parla si presentassero con un loro proprio account, con la loro viva voce, parlando di sé. Confidandosi con migliaia di persone. Attraverso Johannes Bückler, per il suo tramite.
I suoi thread arrivano sul far del tramonto, come quella nottola, e ci dicono che si può scrivere molto bene, di cose altissime, trovando ascolto in ogni dove. Non è vero che tutto debba per forza essere sciatto e corrivo, insomma.
Come se ciò non fosse già abbastanza, Johannes Bückler non si chiama ovviamente così: è uno pseudonimo, nessuno di noi conosce la sua vera identità, è sconosciuto anche ai nostri occhi. I diritti d’autore si trasformeranno, per sua espressa volontà, in diritti per le persone, perché vuole destinarli a cause civili.
Da qualche giorno, con grande successo, è sul sito di People. Da domani sarà in tutte le librerie.
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