Meno male che c’è Daniele a precisare (e, in parte, a correggere) l’analisi di Gad Lerner (che pure, soprattutto nella sua prima parte, è corretta). Perché chi vota la Lega non ha la «sensazione» di schierarsi all’estrema destra, per prima cosa. Perché la sua formula è un po’ come quella della Coca Cola: non si capisce quale sia il suo segreto. La verità è che sembra facile e immediata (ed è anche per questo che vince) ma è molto difficile da definire (ed è anche per questo che è difficile da contrastare). Gad Lerner ha ragione, quando dice:
Dal successo di questa offerta nasce il mito del radicamento territoriale della Lega, magnificata come nuovo partito ideologico di massa, sul modello delle formazioni organizzate di mezzo secolo fa. Nulla di più falso. La militanza leghista è altra cosa dall’interclassismo democristiano e dalla vertenzialità comunista. Si manifesta nella predicazione capillare di “valori” e nell’indicazione di “nemici” molto più che nel riformismo locale.
Farei, però, un tentativo, perché ancora più importante dell’analisi dell’offerta politica (incerta sul piano ideologico, a volte brutale, spesso del tutto inutile) sarebbe interessante capire la domanda (spesso prepolitica) a cui la Lega sa dare risposte, almeno sotto il profilo elettorale. Ovvero, chiedere agli elettori della Lega perché la votano e perché la preferiscono, senza anteporre le analisi sociologiche (stessa cosa andrebbe fatta con B, sia chiaro). Perché la Lega la votano anche senza risultati (anzi, meno risultati ottengono, i leghisti, più pare siano votati), perché è la «percezione» di alcuni fenomeni a essere soprattutto rappresentata, perché a quelle latitudini non interessa granché quali siano gli alleati della Lega (anzi, la Lega spesso la si vota proprio perché, così, a sentire i suoi elettori, B è meno libero). Paradossi e contraddizioni si sprecano, l’abbiamo detto più volte. E se c’è la «costola della sinistra», popolare e operaia, c’è anche uno «stinco fascisteggiante», nella Lega, nel fare le cose spicce, nel fare proposte ardite, nel rifiutare le istituzioni e poi occuparle, nell’individuare nemici, nello ‘scaricare’ aggressività e protesta. E c’è anche, però, una «spalla democristiana», che consola e protegge (e dà la sensazione di difendere i popoli del Nord, già). E in ogni caso, appuntatevi una frase di Daniele:
La Lega non è nostalgica. È questo che la rende pericolosa.
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