Più che dagli affetti stabili sono preoccupato dagli addetti stabili, ovvero dalle persone che domattina torneranno a lavorare e a muoversi senza che sia stato approntato alcun sistema di tracciamento e quindi di protezione.

Non è il virus questione di gossip, ahinoi, né di banali freddure. È piuttosto una gigantesca questione politico-istituzionale che stiamo affrontando molto male.

E, certo, notano in molti che dal 4 maggio sarà consentito risalire l’albero genealogico. Strumenti avanzati per la #fase2? Eccone uno.

Quello del governo è un “parlare a nuora perché suocera intenda”. Al di là delle astrusità, il messaggio è: restate a casa.

E personalmente la fase 2 sarà identica alla fase 1.

«Noi abbiamo fatto al meglio la nostra parte, da lunedì tocca davvero a voi», ha detto Arcuri. Peccato sia esattamente il contrario. Ci si aspettava che dopo due mesi di clausura e di responsabilità collettiva inaudita e insperata, il Paese si dotasse di un sistema, basato su tecnologia, medicina di territorio, controlli precoci, interventi selettivi e per quanto possibile immediati.

Ieri parlavamo della piattaforma adottata in Veneto che si è poi incagliata a livello nazionale. Eppure quello servirebbe. Mascherine e distanziamento, attenzione e responsabilità, ovvio. E però anche tamponi (i cazzo di-) e test e tracciamento e piattaforma digitale e app. «Every single case», dice Merkel, mentre noi ci occupiamo dei single.

«I tamponi non sono fatti a caso: chi deve essere sottoposto a tampone subito lo stabilisce una piattaforma di biosorveglianza che integra in tempo reale i dati che provengono dai laboratori di microbiologia e i dati delle anagrafi familiari e aziendali, in modo che appena qualcuno risulta positivo, la task force regionale può visualizzare le sue relazioni, e quindi i probabili contatti che possono aver contratto il virus, magari senza sintomi», così Riccardo Luna, oggi, su Repubblica. Solo che l’ha fatto solo il Veneto.

È la differenza tra la biosorveglianza e i posti di blocco della polizia a ogni angolo. Tra i congiunti da andare a trovare e le relazioni pericolose da scovare il prima possibile.

Anche i dati sono giorni che li danno così, in modo impreciso. Prima un botto di emiliani e romagnoli guariti su base mensile “buttati dentro” nel conto di un giorno solo. Poi i dati di rettifica dei deceduti di un mese intero in Lombardia, conteggiati ieri.

Farò un grafico con temperatura e umidità, d’ora in poi, mi pare più affidabile.

Le regioni che fanno pochi tamponi barano sui contagi, altre aprono con R0 ancora alti. Altre chissà quanto saranno pronte per i movimenti che ci saranno sempre di più, tra le diverse zone del Paese.

Il Nord ha fatto la sua parte, purtroppo. Spero con tutto il cuore che non tocchi anche al Sud.

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