Il ritorno di Silvia Romano ha una potenza liberatoria tale da provocare reazioni scomposte da parte di chi, fin dall’inizio, le ha voluto male.
Stanno provando a rovinare la più bella delle buone notizie con il classico schema per cui questo Paese non si merita un «lieto fine». Non ne siamo proprio capaci.
Rivendichiamo l’italianità e non celebriamo il lavoro dell’intelligence e la soluzione del caso, né ci dimostriamo uniti nemmeno in un’occasione come questa.
Si parla di un riscatto. Non ne sappiamo nulla ma dovremmo sapere che si paga sempre. Lo fanno tutti i Paesi occidentali. Non lo dicono mai ma lo fanno. E speriamo lo facciano per salvare vite umane anche per i religiosi Maccalli e Dall’Oglio (che peraltro sono cattolici, quindi nessuno avrebbe nulla da ridire, giusto?). È successo agli americani – che hanno addirittura liberato prigionieri di Guantanamo per sbloccare una “trattativa” -, è successo per i giornalisti francesi, succede puntualmente. Questa notizia per darvi un’idea di ciò di cui parlo.
Più del velo – a cui ritorno tra qualche riga – preoccupano le veline e avremmo avuto bisogno di maggiore sobrietà anche da parte degli esponenti del governo e del loro entourage. Pare abbiano anche litigato per chi lo diceva prima. Velo pietoso, appunto.
Abbandonati per un attimo gli studi di specializzazione in virologia, sono tutti diventati esperti di sindrome di Stoccolma, di islamismo (anzi di “quell’islamismo”) e di spionaggio internazionale.
Abbiamo esagerato con le serie tv e sembra di leggere la sceneggiatura di Homeland, eppure sappiamo che Silvia Romano per prima cosa ha detto di voler mangiare una pizza. Che con tutto ciò che è stato prodotto, in casa, in questi mesi, tra lieviti e impasti, dovrebbe sembrarci familiare. E italianissimo, ineccepibile in quanto a tasso di italianità.
Tutti i giornali – tutti, anche quelli “buoni” – titolano sulla sua conversione. Non ne conosciamo le ragioni – se si può parlare di “ragioni” per un’opzione religiosa -, non sappiamo che cosa Silvia Romano abbia provato, né possiamo nemmeno immaginare quanto avesse bisogno di conforto e di forza interiore. Non pare certo che si sia convertita per allinearsi ai suoi rapitori, peraltro. L’argomento «islamico quindi terrorista» è un luogo comune tra i più odiosi e in questo caso infondati che si possano frequentare. E quindi lo frequentiamo, come se anche questa storia non ci avesse insegnato nulla.
Silvia Romano è libera. Scusate.
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