Accompagnati dal «se lei sa fare di meglio, prego» ci avviamo alla fase 2 della fase 2. La fase 2.1.
Strumenti sofisticati e tecnologie avanzate a disposizione? Zero.
Dice: «il rischio è calcolato». Mi pare che siano proprio i «calcoli» a fare difetto.
Il sindaco di Milano, non a caso, si vota alla Madonnina (Gesù!). Il tasso di rigore scientifico continua a crescere.
In verità è stato fatto solo un gigantesco tampone, dopo i primi focolai e la tragedia della Val Seriana, il nostro Vajont: la decisione di chiudere tutti in casa. Eccolo, il “tampone”. Per il resto, dopo settanta giorni, siamo più o meno allo stesso punto.
Luca Sofri scrive: «Finalmente è arrivato il giornalista di RTL a fare la domanda che nessuno faceva da due mesi: “ci avete mai pensato” alle tre T?».
La domanda sorge spontanea, la risposta arriverà nella fase “mai”. Incrociamo le dita. Dita guantate. Mascherinizziamoci. Procediamo con cautela. Evitiamo incontri ravvicinati del primo, del secondo e anche del terzo tipo. Va benissimo vedere gli amici, magari non tutti insieme, quelli della compagnia del liceo anche no, tipo.
Non so voi ma a me tutto questo fa l’effetto di rendermi più preoccupato di prima. L’ottimismo di alcune settimane fa è sceso a precipizio. Rispetto alla fine di febbraio, siamo più consapevoli e ci auguriamo che il virus, che ora sappiamo essere crudele, ci risparmi. E sappiamo che le mascherine sono obbligatorie, dopo settimane di tira e molla. Non molto altro.
Poi c’è che è diventato un governo di geometri, tutti a parlare di misure prendendo le distanze dalle responsabilità. Un metro, due metri, quattro metri quadri.
Si era tanto parlato dell’urgenza di commissariare e di ritornare alla guida dello Stato centrale: il risultato è l’opposto, tutto è regionalizzato. Fontana si vanta di aver fatto il meglio che si potesse fare. Dal commissariamento alla delega pressoché totale. Capace che si candida a premier.
Insomma vigono i decreti ma vigono soprattutto incertezza, paura, speranza, fatalismo; non è una bella condizione. Da una parte le dita incrociate e dall’altra lo scenario angosciante di una ricaduta. Se pensa di essere capace, provasse Conte a fare il cittadino in assenza di governo, verrebbe da chiedergli. Chissà cosa risponderebbe.
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