Accompagnandoci a Padova, Pojana e me, Giorgio Gobbo ha suonato un pezzo a cui ci si affeziona al primo ascolto, come inno del nostro viaggio nel Pojanistan più profondo.
Clara Abatangelo, la mitica libraia di Castelfranco Veneto, ha risposto con una foto della sua prima vetrina dopo la quarantena, che era fatta così.
Molto, troppo lonely. Ed è un’estate come non ce ne sono mai state, di estati così. Perché veniamo direttamente dall’inverno e abbiamo saltato la primavera. Perché ci si muove ancora circospetti, perché i schei sono pochi e chissà se basteranno, perché i mona sono più vispi che mai (si fa per dire) e imperversano, perché c’è un’aria sospesa che non promette troppo bene.
Lo si capisce dalla difficoltà che si incontra a organizzare eventi e presentazioni, alla preoccupazione che accompagna i volti e i discorsi delle persone, a fine serata, a quella liberazione che non c’è stata, perché dopo il virus non sono finiti i guai.
Il nostro viaggio in furgoncino ha anche questo significato: destarsi dal torpore, senza esagerare e però senza nemmeno negarsi la possibilità di ripartire. Insieme, condividendo questo tempo così difficile e duro.
A e da Rovolon, verso l’ignoto, insieme è più facile e più bello.
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