E niente, con Giacomo Papi funziona così. Scrive un libro folgorante come Il censimento dei radical chic e si mette subito a scrivere un sequel, perché il filone era oggettivamente ricchissimo.
Poi c’è il Papeete e al Conte bis non può immediatamente corrispondere un Papi bis – ricordo quella sera d’estate del 2019, quando mi spiegò che la realtà aveva devastato la fantasia e gli toccava riscrivere la seconda puntata del Censimento. Aveva perso la sua “star”, temeva di aver perso anche il libro.
E invece se ne esce oggi con Happydemia (sempre Feltrinelli) che è un libro ancora migliore, più preciso, altrettanto divertente ma ancora più politico. Politicissimo. Forse l’unica cosa notevole – tra molte indecenti – che si possa leggere “in diretta” dalla pandemia e su di essa.
Ci sono passaggi talmente azzeccati che ho passato tutta sera a sottolinearli, per dire. E ci sono frasi indimenticabili, sul potere, sul consenso, sulla politica deprivata di ogni significato. E, ancora, un’analisi tutt’altro che banale su ciò che sta accadendo dal punto di vista sociale e nei rapporti di forza, raccontati attraverso personaggi, al solito, indimenticabili.
È psicotico, lo schema. E non può che essere così.
Se volete un libro per Natale, eccolo qui. E nel frattempo speriamo che il Papi ter ci porti fuori da questo incubo.
«Si inizia a far politica per cambiare il mondo, ma poi il mondo comincia a piacerti e non vorresti cambiare più niente».
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