Come sapete con People siamo appassionati alla rimozione del nostro passato brutto, pessimo. Siamo grandi estimatori del lavoro di Alessandro Leogrande, critici nei confronti dei tentativi di revisionismo che provengono da ogni parte (da porta a porta, diciamo), convinti che sia fondamentale ricordare le nostre responsabilità nazionali, in Italia e nelle colonie, in un passato recentissimo, peraltro. E magari coniugare la nostra storia di emigranti con l’immigrazione attuale, così, per riflettere meglio su ciò che siamo. Perché è ben curioso che un popolo di emigranti se la prenda con i migranti.
Ciò che però mi ha colpito moltissimo è trovare in un libro necessario (questa volta è vero), il primo esempio di buonismo storico, potremmo chiamarlo così.
Il libro è Italiani, brava gente? pubblicato da quella splendida casa editrice che è Neri Pozza.
A pagina 51, a proposito degli orrendi crimini commessi dagli italiani, in patria e nei territori d’oltremare (sì, proprio quel mare), si legge:
Dietro questo paravento protettivo di ostentato e falso buonismo, si sono consumati, negli ultimi centocinquant’anni, in Italia e nelle colonie, i peggiori crimini. Si pensi, soltanto, ai 100.000 libici uccisi tra 1911 e 1932 in aspri combattimenti o nell’inferno dei campi di concentramento. Ai tre giorni di sangue di Addis Abeba dopo l’attentato a Graziani del 19 febbraio 1937. Ai 2000 preti e diaconi assassinati nella città conventuale di Debra Libanòs, per il semplice sospetto che fossero implicati nella congiura contro Graziani. Alle «bonifiche etniche» praticate nei Balcani.
Del Boca si sofferma anche sul brigantaggio e personalmente non mi posso esimere dall’aggiungere ciò che mi ha raccontato Liliana Segre.
Eccoli, i primi buonisti. Anche nella versione «ha fatto anche cose buonisti». Eccola la retorica spregevole e immonda con cui ci dobbiamo confrontare.
P.S.: Giacomo Papi che di buonismo ha scritto con la solita magistrale puntualità, ha commentato così: «La differenza tra i buonisti noi e i buonisti di destra, è che noi siamo buonisti con le vittime, loro con i carnefici». Aggiunge Papi: «Forse la differenza politica si riduce a quanto grande è il perimetro in cui consideri gli altri noi». Ecco.
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