«Se ci fosse il fascismo, il libro che state leggendo non esisterebbe. Non esisterebbe nemmeno la casa editrice che lo pubblica. Non ci sarebbero le vignette di Mauro Biani, né i giornali su cui sono state pubblicate, nel corso degli anni, li avreste potuti trovare in edicola. Magari a qualcuno verrebbe in mente, se le trovasse, di bruciarle. E di picchiare il suo autore e quelli come lui.

Se ci fosse il fascismo, il Salone del Libro non discuterebbe in modo quasi gioioso della presenza di una casa editrice fascista, perché sarebbero tutte fasciste o comunque “ammesse” dal regime solo le case editrici che il regime gradisce. Gli altri organizzerebbero un Fuori Salone, nella clandestinità e a rischio della prigione e della vita.

Se ci fosse il fascismo, molte delle persone che seguite sui social – perché vi appassionano le loro opinioni, il loro modo di esprimerle, la libertà con cui lo fanno – non le trovereste più, sarebbero al confino o in prigione. Comincerebbero bloccando i loro canali social e oscurando i loro profili, senza dare informazioni sulle ragioni. Le ragioni, d’altra parte, sarebbero fin troppo evidenti, ma solo a chi si porrà ancora il problema. Molte altre potreste continuare a seguirle, invece, ma solo perché scappate all’estero prima di essere catturate, come è capitato a decine di migliaia di persone, nel Ventennio.»

Dall’introduzione che ho scritto per È questo il fiore, il nuovo libro di Mauro Biani (People).

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