Abbiamo un premier, SuperPremier, che non commenta la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki perché è questione parlamentare (invece la vendita di armi all’Egitto è questione governativa, giusto? E anche l’Eni, no?) e che però interviene sulla SuperLega.
Pare sia l’argomento più importante di tutti. Roba da matti. E, però, per la ragione rovesciata rispetto alla metafora calcistica, è vero. Nel senso che la SuperLega è esattamente la nostra società. Come è organizzata e percepita. Ci sono i Super e gli Stronzi. Se parli di progressività e di patrimoniale chiamano i pompieri. Anche nelle norme sul Covid c’erano commi di classismo purissimo. La vicenda della scuola? Idem. Corporazioni fascisteggianti quando si trattava di porre il problema delle classi meno abbienti e del ceto medio, che gioca in MediaLeague.
La SuperLega delle multinazionali che non pagano le tasse da nessuna parte, la SuperLega del capitalismo avido e irresponsabile di provincia, la SuperLega di chi ha il potere che guarda di lontano chi non conta nulla.
Svegliamoci, è già troppo tardi. E basta con le SuperMinchiate, parliamo di politica.
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