Ieri Giovanni Caudo mi ha ringraziato pubblicamente per il sostegno di Possibile alla sua candidatura alle primarie romane.
Lo stimo e gli auguro ogni bene, anche perché ricordo molto bene la vicenda olimpionica che portò Marino alla defenestrazione via notaio dei geni della politica romana e soprattutto nazionale di allora.
Gli stessi geni che hanno consegnato la città ad altri e temo questa volta ad altri ancora. Al peggio non c’è limite.
Mi ritrovai a difendere Marino in una solitudine quasi perfetta, all’interno di un ceto politico che su quella vicenda perse l’anima, il referendum, il governo e poi le elezioni. Wow.
Caudo fu allora protagonista della parte sana e libera della città, forse troppo sana e libera, opponendosi a disegni che l’avrebbero umiliata, in perfetta continuità con una certa politica romana che deve cambiare. Ora o mai più.
Quindi, sono felice per lui e per la sua candidatura.
Ciò che vorrei precisare – e soprattutto “spiegare” – è che tutto è nato dal numerosissimo comitato di Roma Possibile, in piena libertà. Che personalmente non ho avuto alcuna voce in capitolo né in Campidoglio, per dire così.
E che la decisione dimostra ancora una volta che Possibile, sotto la guida di Beatrice Brignone, ha preservato la propria specificità con orgoglio e con parole d’onore ma che non vive su Marte (a proposito di far passare per marziani le persone normali, eh).
Quando ci sono figure o operazioni politiche degne di questo nome, Possibile si mette in gioco. Quando c’è la ricerca ossessiva del posto, l’accrocchio, la mistificazione, no. Proprio no. Mai più.
Non è così difficile, è Possibile. E se tutte le formazioni facessero così, ah, che grande politica potremmo fare. E invece.
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