Mi scrivono – come già ai tempi di Silvia Romano: che cosa serve ricordare ogni giorno Patrick Zaki? Perché non vai là a liberarlo? Non ci sono altre cose di cui occuparsi?

Ora, con gentilezza, faccio presente che di lavoro faccio l’editore e non l’agente segreto, né il ministro.

Che come People abbiamo pubblicato un diario della prigionia di Zaki, a cura di Marco Vassalotti, che dal primo giorno se ne occupa.

Che come militante di un partito politico sostengo coloro che raccolgono informazioni e denunciano ingiustizie, violenze e soprusi.

Se non ne vedete il motivo o il senso, mi dispiace. Ma sono certo che se anche al governo italiano e europeo facessero lo stesso Zaki sarebbe libero. E invece non lo è. E quando lo sarà – e spero sia prestissimo – sarà comunque trascorso un tempo infinito.

Grazie per l’attenzione.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti